Sfiduciato il premier Mirek Topolanek. E' il quarto esecutivo vittima della crisi. E anche Ungheria e Ucraina tremano

 

PRAGA - Il governo ceco guidato da Mirek Topolanek è caduto. La mozione di sfiducia promossa dai Socialdemocratici (Cssd) è stata votata da 101 deputati su 200, secondo il conteggio ufficioso riportato dai media cechi. Il primo ministro ceco ha dichiarato nei giorni scorsi di voler comunque restare sino alla conclusione del semestre di presidenza dell’Unione europea, sino alla fine di luglio.
Il primo ministro Topolanek ha risposto a caldo alle domande dei cronisti con un ringraziamentoa ai deputati che lo hanno sostenuto. «Ringrazio tutti coloro che hanno votato per il governo». Il presidente ceco Vaclav Klaus dovrà ora accertare se la squadra di governo possa rimanere fino al conferimento dell’incarico a un nuovo premier. A questa fase seguiranno consultazioni e negoziati. Intanto il leader dell’opposizione Jiri Paroubek ha dichiarato di essere disposto a far rimanere in sella il governo sino alla fine del semestre europeo a patto che il ministro degli Interni Ivan Langer lasci l’incarico. Paroubek ha, però, sottolineato di preferire «un governo di tecnici» e ha chiesto «elezioni anticipate in autunno o in primavera».
Il governo ceco è dunque rischia di diventare la quarta vittima della crisi economica dopo Islanda, Belgio e Lettonia. Ma le turbolenze finanziario-economiche hanno messo sotto pressione più di una squadra al comando nell’Europa centro-orientale. L’Ucraina è tetanizzata dai litigi in seno al governo e con il presidente sui negoziati per il superprestito di salvataggio del Fondo Monetario Internazionale, la Turchia attende le elezioni amministrative del 29 marzo prima di procedere a sua volta all’accordo con il Fmi. Rischia parecchio anche il governo ungherese. A Budapest, profondamente colpita dalla crisi economica, s’è aperta una vera e propria crisi al buio, dagli esiti incerti. Il primo ministro Ferenc Gyurcsany, parlando sabato al Congresso del suo Partito socialista, ha chiesto di trovare un nuovo leader a cui affidare la formazione di un governo di più ampio consenso. A questo punto, gli scenari della transizione appaiono tutto meno che scontati.
Anche la Turchia vive una fase d’incertezza politica. Duramente colpita dalla crisi finanziaria, Ankara sta trattando per un presti col Fondo monetario internazionale. In particolare, sono in discussione gli obblighi che l’istituzione di Bretton Woods imporrebbe in termini di bilancio pubblico. In questo contesto, per domenica sono in programma elezioni amministrative anticipate. Il partito islamico-moderato per la Giustizia e lo Sviluppo (Akp), di cui è espressione il premier Recep Tayyip Erdogan. Il capo del governo non s’è speso nella campagna elettorale e punta a vincere, tenendo conto che parrebbe mancare una reale alternativa politica. Tuttavia, anche l’Akp in alcune realtà rischia e un risultato negativo potrebbe avere un contraccolpo anche ad Ankara.