Sì ai matrimoni gay nell'America di John Wayne
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Lo Iowa, Stato conservatore dove nacque l'attore, decide la legalizzazione. Potranno unirsi civilmente anche i non residenti: si prevede un flusso massiccio da tutti gli States
WASHINGTON — Anche l'America profonda, la «heartland», il cuore della sua terra, si è aperta ai matrimoni gay.
All'unanimità, la Corte suprema dello Iowa, lo Stato natale di John Wayne, icona conservatrice di Hollywood, ha stabilito che il loro divieto è incostituzionale. «La Costituzione sancisce l'eguaglianza di tutti i cittadini», ha sentenziato il presidente della Corte Mark Cady. «I matrimoni gay non ledono il pubblico interesse». La sentenza ha sorpreso gli americani: lo Iowa, granaio nazionale, è tradizionalista, legato ai cow boy alla John Wayne, non ai cow boy gay del film «Brockeback mountain».
Soltanto altri due Stati negli Usa, il Massachusetts e il Connecticut, entrambi liberal, riconoscono i matrimoni gay. Un terzo, la California, li riconobbe per 6 mesi finché gli elettori non li vietarono di nuovo in un referendum. Sulla sentenza della Corte suprema dello Iowa, attesa in una notte di vigilia a lume di candela sia dai fautori che dagli oppositori dei matrimoni gay, è stata subito guerra. I secondi sono corsi al Parlamento statale a proporre un emendamento costituzionale. Ma il Parlamento è controllato dai democratici, che lo hanno seccamente respinto. E senza il placet parlamentare, nello Iowa non si può indire alcun referendum, una procedura che richiede comunque due anni. Soltanto se vincessero le elezioni del 2010, i conservatori potrebbero sperare nel ripristino del divieto dei matrimoni gay nel 2012. Ma la prospettiva è remota.
Lo Iowa potrebbe avere segnato una svolta per la «heartland». In California, inoltre, le associazioni gay hanno fatto ricorso alla Corte suprema per legalizzare daccapo i loro matrimoni, mentre il Parlamento del Vermont, un altro Stato liberal, si accinge a legiferare a loro favore. A differenza del Massachusetts e del Connecticut, nello Iowa, dove la nuova legge entrerà in vigore a fine mese, le coppie gay che intendono sposarsi non dovranno dimostrare di avere la residenza. Si prevede perciò una loro altissima affluenza da altri Stati. È un particolare che ha spaccato la popolazione in due. Secondo Dennis Johnson, un avvocato che ha perorato la causa gay alla Corte suprema statale, «sarà la realizzazione del sogno americano per quanti sono vittime di discriminazione».
Per Bryan English, portavoce del Family policy center, sarà invece «la destabilizzazione della nostra società». Il governatore Chet Culver, sebbene democratico, non si è pronunciato: «Esamineremo la sentenza e arriveremo una conclusione», ha asserito, ammonendo che lo Iowa non può diventare un campo di battaglia pro e contro i matrimoni gay. Le associazioni gay hanno visto nella sentenza una netta vittoria dei diritti civili. Le sei coppie che nel 2005 si erano rivolte al tribunale di Des Moies, la capitale dello Iowa, hanno avviato le pratiche per le nozze. Ha dichiarato David Twombley, di 67 anni, che ha atteso tutta la vita per unirsi al suo compagno: «Saremo una famiglia, diversa, ma una famiglia. Spero che l'intera America ne prenda atto».