Così l’Italia dei livori si sfalda nelle regioni
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L’Italia dei livori, e le Regioni dei livori. Dal Piemonte alla Sicilia, dal Molise alla Toscana alla Campania, nell’Idv avanza quel che lo stesso leader ha intravisto come il «rischio sfaldamento», lo spettro dell’«anarchia». Più che di anarchia, però, si tratta di insofferenza verso l’oligarchia, quella del capo e dei suoi vassalli, pochi «fidati». In Piemonte c’è una lotta durissima tra la senatrice piemontese Patrizia Bugnano (responsabile donne dell’Idv), alleata col marito Andrea Buquicchio (consigliere regionale e segretario regionale Idv), contro il deputato piemontese Gaetano Porcino per la guida del partito nella regione. Quest’ultimo è stato addirittura accusato di aver taroccato delle tessere, accusa poi smentita ma diffusa al punto da aver macchiato la reputazione specchiata di Porcino (dirigente della Prefettura di Torino in aspettativa). Nervi molto tesi. All’ultima cena di partito, si racconta, Porcino e Leoluca Orlando (portavoce Idv) stavano quasi per venire alle mani...
A proposito di Orlando (appena gratificato, dopo la trombatura della Vigilanza Rai, con la nomina a presidente della Commissione sugli errori sanitari, anche se è ultimo nella classifica di presenze del gruppo alla Camera), la sua Sicilia è la regione dove l’Idv ha fatto peggio alle elezioni. E lui? Comanda lo stesso. In Sicilia poi i dipietristi sono infuriati perché il deputato siciliano Ignazio Messina (e anche responsabile Enti locali Idv) appoggia e governa con due assessori il Comune di Sciacca, insieme alla maggioranza forzista. Ovvero con gli uomini di Angelino Alfano, l’autore del Lodo contro cui l’Idv raccoglie firme... Quando ci sono di mezzo le poltrone l’Idv chiude un occhio, ma la base non approva.
In Campania il partito è allo sbando. Si sono dimessi i due unici consiglieri Idv al Comune di Napoli, in rotta col partito che va ancora a braccetto con Bassolino. Da ogni parte emerge la questione morale, tra annunci e dietrofront. Il capogruppo regionale Nicola Marrazzo aveva annunciato le dimissioni da presidente della cmmissione Bilancio, come da dettami di Di Pietro, ma l’altro giorno ha mandato una lettera in Regione: annullo la richiesta di dimissioni. L’Idv è sparita anche al Comune di Roma, dove il suo unico consigliere, Gilberto Casciani, a gennaio ha salutato tutti ed è passato con il sindaco Pdl Gianni Alemanno. E anche il resto dell’Idv laziale contesta lo strapotere di Stefano Pedica, deputato «fedele» a Di Pietro.
Guai anche in Calabria, dove è stato condannato per truffa il capostaff di Maurizio Feraudo, consigliere regionale Idv in Calabria. A quanto risulta, però, il funzionario condannato sarebbe ancora al suo posto in Regione.
Anche in Basilicata non si sta tanto tranquilli. Dopo l’annuncio della candidatura di Luigi De Magistris (nella foto) si è aperto un vasto fronte di opposizione interna nel partito, che vede come fumo negli occhi l’investitura dell’ex pm. In Toscana è scoppiato un caso a Lucca, dove la sede provinciale dell’Idv solleva il problema della democrazia interna, denunciando irregolarità e abusi da parte del coordinatore regionale Giuliano Fedeli, con ricorsi in tribunale. Lì pare siano volati anche gli schiaffi.
A proposito di Orlando (appena gratificato, dopo la trombatura della Vigilanza Rai, con la nomina a presidente della Commissione sugli errori sanitari, anche se è ultimo nella classifica di presenze del gruppo alla Camera), la sua Sicilia è la regione dove l’Idv ha fatto peggio alle elezioni. E lui? Comanda lo stesso. In Sicilia poi i dipietristi sono infuriati perché il deputato siciliano Ignazio Messina (e anche responsabile Enti locali Idv) appoggia e governa con due assessori il Comune di Sciacca, insieme alla maggioranza forzista. Ovvero con gli uomini di Angelino Alfano, l’autore del Lodo contro cui l’Idv raccoglie firme... Quando ci sono di mezzo le poltrone l’Idv chiude un occhio, ma la base non approva.
In Campania il partito è allo sbando. Si sono dimessi i due unici consiglieri Idv al Comune di Napoli, in rotta col partito che va ancora a braccetto con Bassolino. Da ogni parte emerge la questione morale, tra annunci e dietrofront. Il capogruppo regionale Nicola Marrazzo aveva annunciato le dimissioni da presidente della cmmissione Bilancio, come da dettami di Di Pietro, ma l’altro giorno ha mandato una lettera in Regione: annullo la richiesta di dimissioni. L’Idv è sparita anche al Comune di Roma, dove il suo unico consigliere, Gilberto Casciani, a gennaio ha salutato tutti ed è passato con il sindaco Pdl Gianni Alemanno. E anche il resto dell’Idv laziale contesta lo strapotere di Stefano Pedica, deputato «fedele» a Di Pietro.
Guai anche in Calabria, dove è stato condannato per truffa il capostaff di Maurizio Feraudo, consigliere regionale Idv in Calabria. A quanto risulta, però, il funzionario condannato sarebbe ancora al suo posto in Regione.
Anche in Basilicata non si sta tanto tranquilli. Dopo l’annuncio della candidatura di Luigi De Magistris (nella foto) si è aperto un vasto fronte di opposizione interna nel partito, che vede come fumo negli occhi l’investitura dell’ex pm. In Toscana è scoppiato un caso a Lucca, dove la sede provinciale dell’Idv solleva il problema della democrazia interna, denunciando irregolarità e abusi da parte del coordinatore regionale Giuliano Fedeli, con ricorsi in tribunale. Lì pare siano volati anche gli schiaffi.