Il Viminale studia la soluzione per le badanti irregolari
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Il reato di clandestinità introdotto con le nuove norme sulla sicurezza non è retroattivo. Il governo dovrà affrontare il nodo di 500mila stranieri già registrati
Rischiano ma non troppo. Colf e badanti in attesa di essere regolarizzate sono, a tutti gli effetti, stranieri irregolari.
Anche se il Viminale ha già in possesso il loro nome, cognome, residenza e contratto di lavoro. Sono 500mila persone che aspettano una sanatoria o un provvedimento che li metta in regola.
Il dubbio che circola all'impazzata è: ma la mia Svetlana (badanti e colf sono quasi tutte dell'Est europeo) rischia di essere arrestata? No, dice il ministro dell'Interno Roberto Maroni in un'intervista a "Libero": «La legge penale non ha effetto retroattivo, pertanto il reato di clandestinità non si può applicare a chi è già entrato in Italia anche irregolarmente». Secondo il ministro, quindi, sarebbero salvi anche gli stranieri irregolari approdati in Italia fino a ieri, compresi quelli che non hanno presentato domanda per i flussi. L'articolo 10-bis della legge appena approvata, però, parla di «ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato». Punisce non solo chi entra clandestinamente, ma anche chi in Italia continua a vivere in questa condizione. Tutti gli addetti ai lavori interpellati dal "Sole 24 Ore" sostengono: chiunque, anche se badante o colf o comunque lavoratrice o lavoratore, in assenza di permesso di soggiorno è destinatario, in teoria, di espulsione e, da ieri, di condanna penale per il reato di clandestinità, con l'entrata in vigore del pacchetto sicurezza. Un rischio che però sembrerebbe solo teorico.
Il titolare del Viminale, infatti, assicura: «Nessuna colf o nessuna badante già in Italia, anche se entrata irregolarmente, sarà espulsa». Roberto Maroni, dunque, detta una linea interpretativa della norma che conferma alcune prassi già in vigore. Perché anche negli anni passati nessuna squadra di poliziotti si è mai messa alla caccia di colf e badanti irregolari. E se qualcuna è stata casualmente fermata, nella maggior parte dei casi, di fronte alla fotocopia della domanda per i flussi, gli agenti hanno chiuso un occhio (tranne qualcuno particolarmente zelante).
In realtà Maroni si trova o si troverà, prima o poi, a dover affrontare il problema dei 500mila stranieri lavoratori (colf e badanti, soprattutto) già registrati. Il ministro ha sempre negato qualunque forma di sanatoria ma non è escluso che le necessità politiche portino l'attuale esecutivo a fare quello che già fece il Berlusconi II, quando il ministro dell'Interno era Beppe Pisanu: una regolarizzazione, appunto.
Anche negli altri possibili casi da ipotizzare, nel comprendere «il prima e il dopo» del pacchetto sicurezza, con l'entrata in vigore del reato di clandestinità sono tutti concordi nel sostenere che le procedure amministrative per l'espulsione rimangono intatte. Certo, la novità è che oggi si affianca un procedimento penale, con il giudice di pace che può condannare l'immigrato, comminando la sanzione economica da 5 a 10mila - ma nessuno crede che gli interessati pagheranno - e poi decretare l'espulsione. Un migrante irregolare tout court rintracciato fino a ieri subisce oggi la stessa sorte, con la differenza che scatta anche la denuncia delle forze dell'ordine al giudice. L'epilogo è sempre lo stesso: il decreto di espulsione e l'allontanamento, che può avvenire se è stata possibile l'identificazione. Negli stessi rischi incorre il migrante con il permesso di soggiorno scaduto, che non ha potuto rinnovarlo perché ha perso il lavoro (e i casi di questo genere, con la recessione in corso, sono sempre di più).
Il vero problema, come sostiene una fonte qualificata del Viminale, «non è la quantità delle espulsioni, ma la loro qualità, intesa come la capacità dello Stato di allontanare innanzitutto e soprattutto il maggior numero possibile di soggetti pericolosi per la pubblica sicurezza». Le nuove norme adesso dovranno dimostrare la loro efficacia sia come deterrente reale contro i nuovi ingressi illegali, sia nella capacità di aumentare gli allontanamenti.
I TRE CASI |
Immigrato in attesa di regolarizzazione 1) L'immigrato clandestino che ha fatto domanda di regolarizzazione (ma non l'ha ancora ottenuta) e vive in Italia, secondo la nuova legge rischia l'espulsione perché risulta ancora clandestino. Avere inoltrato la domanda non dava e non dà diritto alla permanenza in ItaliaClandestino in Italia da prima della legge 2) Il clandestino arrivato in Italia prima dell'entrata in vigore della legge commetterebbe un reato perché la nuova norma colpisce non solo chi entra in Italia, ma anche chi vi si trattiene. Maroni precisa però che «la legge in questo caso non si applica perché la norma penale non è retroattiva»Clandestino che arriva a legge in vigore 3) Il clandestino che arriva in Italia dopo l'entrata in vigore della nuova legge commette certamente un reato che viene sanzionato con l'espulsione. Questa stessa sanzione colpisce comunque chi è entrato in Italia prima dell'entrata in vigore della legge. |