Per gli incidenti dello scorso maggio alla riunione dei rettori, eseguite custodie cautelari in diverse città. Il leader dell'Insurgencia di Napoli fermato all'Aquila due giorni prima del summit mondiale. Manifestazioni anche negli atenei di Bologna, Roma, Milano, Venezia, Pisa e Palermo. "I giudici sono all'ordine del ministero dell'Interno. Una repressione telecomandata"







ROMA - Per gli scontri del 19 maggio a Torino in occasione del G8 dell'Università, la procura del capoluogo piemontese ha ordinato l'arresto di 21 persone, per lo più esponenti dei centri sociali.

 Il giudice per le indagini preliminari ha motivato le misure di custodia con il pericolo di reiterazione dei reati, anche "in vista dell'imminente apertura dei lavori del G8" dell'Aquila. Immediata la reazione degli studenti che hanno occupato diversi rettorati e hanno organizzato presidi in vari atenei.
Secondo i pm torinesi, i 21 attivisti sono responsabili dei disordini: hanno rovesciato cassonetti, tirato uova e lacrimogeni contro le forze dell'ordine, bloccato il traffico, ferito 24 agenti e danneggiato i negozi. "Hanno usato una violenta paramilitare premeditata", ha detto Giancarlo Caselli, procuratore capo di Torino. "Hanno usato mazze e picozze. Ci sono prove video e fotografiche inconfutabili".
Occupati i rettorati. L'Onda però non ci sta: contesta la ricostruzione fornita dai giudici e centinaia di studenti occupano per protesta gli uffici dei rettori della Sapienza a Roma, di Ca' Foscari a Venezia, delle università di Bologna, Milano, Napoli, Palermo e Pisa. "Quella dalla Procura di Torino - scrivono in un volantino - è stata una repressione ordinata dal ministero dell'Interno alla magistratura. Un atto più che scontato che soggiace direttamente alle direttive di Maroni".

Duecento attivisti dell'Onda hanno occupato il rettorato della Sapienza a Roma. "Dormiremo qui anche stanotte", dicono i ragazzi. "Sarà un'occupazione ad oltranza". Al prorettore chiedono che "dia una risposta precisa agli arresti di questa notte". A Ca' Foscari di Venezia una quarantina di studenti hanno innalzato striscioni davanti agli uffici del rettore. Picchetti e corteo anche al rettorato di Bologna. Proteste a Napoli, all'ateneo Federico II°; a Torino; alla Statale di Milano, a Pisa, a Palermo dove gli studenti dell'Onda hanno occupato le facoltà di Lettere e Scienze politiche. E sulla facciata del rettorato di Siena è comparso uno striscione con la scritta "Liberi tutti".
Gli arresti due giorni prima del G8. A scatenare la rabbia degli studenti è anche la tempistica dell'operazione, scattata a due giorni dall'inizio del G8 dell'Aquila. Proprio nel capoluogo abruzzese era Egidio Giordano, guida indiscussa dell'Insurgencia, centro sociale napoletano, già coinvolto nelle violente contestazioni all'apertura della discarica di Chiaiano: è stato fermato dopo aver partecipato alla fiaccolata organizzata tre mesi dopo il terremoto.
Nella notte è stato arrestato a Padova Max Gallob, il leader del centro sociale Pedro. Perquisito e denunciato a piede libero anche un 25enne di Varese, iscritto all'università di Torino, legato al centro sociale Askatasuna: due mesi fa aveva chiuso con una catena le porte di una banca "sequestrando" gli impiegati. Un'ordinanza riguarda un esponente dell'ala universitaria della disobbedienza padovana, attualmente in Iran, suo paese di origine. Ventuno mandati, eseguti fra Torino, Padova, Bologna e Napoli, ai quali vanno aggiunti i due fermi delle scorse settimane: Domenico Sisi, parente del sindacalista Vincenzo Sisi processato a Milano con l'accusa di far parte di un'organizzazione terroristica, e Alessandro Arrigoni, dipendente della prefettura di Milano.
Caselli: "Erano 300 i violenti". "Su tremila dissenzienti che hanno manifestato pacificamente - spiega il procuratore di Torino Giancarlo Caselli - i violenti non erano più di 300. E' contro di loro che abbiamo indagato. Non è intenzione della Procura colpire singoli gruppi politici o controculturali, ma anzi difendere la libertà di manifestare democraticamente qualsiasi opinione. Video e foto dimostrano però che, poco prima di arrivare al Castello del Valentino, in 300 si coprono il volto con sciarpe, caschi e cappucci, sollevano scudi di plexiglass e da un cassonetto, estraggono mazze, piccozze, fumogeni e caschi".

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