Il presidente dell’Italia dei Diritti: “Vince la sete di potere e di leadership dei vertici di partito”

 

 

Roma - Antonello De Pierro, presidente del movimento Italia dei Diritti, scende in campo per dire la sua sulla neo proposta di candidatura, prontamente rifiutata da chi di dovere, di Beppe Grillo alla segreteria nazionale del Partito democratico.

“Diciamo che per principio - afferma - non condivido la scelta di Grillo solo per un fatto di contraddizione con la linea da sempre palesata, ovvero l’espressa volontà di non entrare in politica. D’altronde il comico genovese non è nuovo a comportamenti fortemente contraddittori tenuti in tutta la sua carriera. Ricordo quando anni fa portava avanti battaglie contro la tecnologia mentre adesso è il più accanito sostenitore del web”.“A parte questo preambolo di pensiero strettamente soggettivo - continua De Pierro - pure se in contrapposizione con quanto da sempre sostenuto, è assolutamente antidemocratico, e quindi agli antipodi di quello che è l’aggettivo qualificativo del partito in questione, ovvero democratico, il comportamento assunto dal Pd nei confronti di Beppe Grillo”.

“E’ chiaro che - dichiara il presidente dell’Italia dei Diritti - uno come lui che ha iniziato a contrastare legittimamente, facendo politica, e non antipolitica come si è sempre chiamata,  tutto ciò che non andava dell’apparato politico italiano, è diventato presto un personaggio scomodo e fastidioso. Ma la cosa che mi lascia più sconcertato è il fatto che il diniego arrivi proprio da un partito che dovrebbe fare, e non l’ha mai fatta, una ferma opposizione allo strapotere mediatico e plutocratico di Silvio Berlusconi”. “Quindi - continua De Pierro - mentre a destra si cerca di promuovere l’improponibile e spesso il nulla con ogni mezzo, anche ostentando una compattezza unitaria che di fatto non esiste, a sinistra, e soprattutto nel Pd, si fanno i conti con spaccature abissali, con personalismi esasperati che altro non fanno che trasmettere una preoccupante disunione e destabilizzazione del credo ideologico degli elettori”.

 Tornando alla proposta adeguatamente motivata da Grillo di candidarsi alla guida nazionale del Pd, De Pierro punta il dito contro il motivo vero del dissenso manifestato dalla classe dirigente del partito di opposizione, oscurando invece la ragione diffusa in maniera tempestiva dai comunicati ufficiali, ovvero che l’aspirante segretario “si ispira e si riconosce in un movimento politico ostile al Pd”.

“La motivazione - dice De Pierro - divulgata dai vertici del partito è un chiaro escamotage per mettere a tacere il motivo vero del rifiuto, ovvero la sete di potere e di leadership di alcuni esponenti che in caso di candidatura di Grillo, potrebbe essere messa in seria discussione”.

“Tuttavia - aggiunge il presidente del movimento Italia dei Diritti - credo che tale proposta sia semplicemente un  modo per cercare di scuotere una situazione di stallo e immobilismo e per far riemergere quelli che sono i grandi valori radicati nella storia delle varie componenti del partito stesso”.

Conclude: “ Qualora il Pd non recedesse da questo veto autoritario similstaliniano si aprirebbe una perigliosa deriva per l’ordinamento democratico, con conseguente disorientamento e sfiducia da parte del corpo elettorale”.