Non finirà in archivio il fascicolo sul delitto della contessa Alberica Filo della Torre, anzi, si indagherà ancora e più a fondo sulla morte della donna strangolata e poi colpita con uno zoccolo il 10 luglio del 1991 nella sua villa all’Olgiata. Il gip Cecilia Demma, infatti, ha respinto la richiesta di archiviazione nei confronti di Roberto Iacono, figlio dell’ex governante della contessa, e Manuel Winston, il cameriere filippino all’epoca in servizio nella villa, i due indagati storici che dunque rimangono sotto inchiesta con l’accusa di omicidio volontario anche se gli esami del dna e quelli biologici avevano escluso un loro coinvolgimento.
Questa volta sono stati gli stessi pm, Diana De Martino e Maria Francesca Loy, a chiedere di andare avanti con le indagini, contrariamente a quanto avevano fatto tempo fa i precedenti magistrati. E il gip ha accordato alla Procura altri sei mesi di tempo (con la possibilità di chiedere una proroga) per cercare di incastrare l’assassino della nobildonna attraverso il riesame di tutti i reperti alla luce delle nuove tecnologie scientifiche. Tra questi l’arma del delitto, lo zoccolo con cui fu colpita Alberica Filo Della Torre, e il fazzoletto su cui è stato isolato un dna maschile mai attribuito. Un primo accertamento tecnico, disposto dalla Procura dopo che lo scorso gennaio il marito della contessa, Pietro Mattei, aveva sollecitato nuove indagini, aveva escluso che il dna isolato su quel frammento di carta appartenesse ai due indagati. E per questo i pm avevano chiesto di nuovo l’archiviazione per Iacono e Winston. Ora, con i nuovi magistrati, anche l’orientamento dell’accusa è cambiato. Si vuole andare più a fondo e questo naturalmente riempe di soddisfazione l’avvocato Nino Marazzita, che assiste Mattei, e che tanto aveva insistito per non abbandonare l’inchiesta e la speranza di dare un volto al killer che una mattina di 18 anni fa, mentre nella villa fervevano i preparativi per una grande festa, riuscì a intrufolarsi indisturbato nella stanza della contessa e a strangolarla senza che nessuno si accorgesse di nulla. «Siamo più che soddisfatti - commenta il legale - il gip è andato oltre la nostra richiesta di opposizione all’archiviazione ordinando un radicale e sostanziale riesame delle prove e l’acquisizione di nuovi reperti». In effetti l’ordinanza di ieri rappresenta una sorta di censura nei confronti del modo in cui è stata condotta finora l’indagine, che ora riparte praticamente da zero, tenendo in considerazione anche le nuove prove raccolte dall’avvocato Marazzita. Il penalista ha scovato una testimone, un’amica della contessa, alla quale la vittima aveva confessato poco prima di morire di temere per la propria vita e di sentirsi spiata. Il gip ha ordinato inoltre di acquisire un’agenda della nobildonna, piena di nomi di vip e personaggi istituzionali sulla quale, secondo Marazzita, potrebbero essere segnati date e orari di appuntamenti da verificare. L’agenda sarebbe saltata fuori soltanto nei mesi scorsi grazie alle dichiarazioni di un giornalista che ne è entrato in possesso. Nuove analisi biologiche saranno effettuate sul Rolex d’oro che la donna aveva al polso il giorno della morte e i periti, per questo e altri accertamenti, dovranno essere diversi da quelli che si sono già occupati del caso in passato. Le lancette dell’orologio sono ferme all’ora del delitto, ma mai nessuno si è preoccupato di far analizzare quel reperto, che è rimasto nella disponibilità di Mattei fino a quando il vedovo lo ha consegnato agli inquirenti. La Procura dovrà infine acquisire le centinaia di foto scattate sulla scena del crimine e che non sono nel fascicolo.


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