Undici circoli realizzati per i Mondiali chiusi dalla magistratura: trenta indagati. Ombre sulle procedure per la realizzazione delle strutture. Migliaia i romani rimasti senza piscina
Federica Pellegrini


Roma 2009-Roma 2020. Sarà forse una coincidenza, ma i sigilli della magistratura praticamente su tutte le strutture private realizzate per i Mondiali di Nuoto del luglio scorso sono arrivati ieri mattina, «sigillando» anche un confronto appena decollato sulla candidatura di Roma come sede per le Olimpiadi del 2020.

 Il sequestro è scattato su undici circoli privati che durante i mondiali di Nuoto hanno fatto da «supporto» agli atleti in termini di allenamento e alloggio. Altri quattro circoli erano stati posti sotto sequestro a maggio, a soli due mesi dall'apertura dei mondiali. In tutto sono oggi 30 gli iscritti sul registro degli indagati, tra i quali il presidente del comitato organizzatore e presidente del Circolo Aniene, Giovanni Malagò.

 
Una sequenza sfortunata, quella legata alle strutture per i Mondiali di Nuoto, come ha ricordato ieri il sindaco Alemanno: «Abbiamo ereditato una serie di storture nella conduzione amministrativa di questi mondiali di nuoto. Dobbiamo risolvere la situazione in termini positivi perché si tratta di impianti che stanno sul territorio e possono dare servizi ai cittadini. Adesso con la magistratura capiremo esattamente come uscire da questa impasse». Una impasse creata già nel 2006, quando il Comune di Roma mise a disposizione della Federazione italiana Nuoto, le aree per la realizzazione dei poli natatori: Pietralata, Valco San Paolo, Ostia. Le prime due risultavano occupate da rom, da un fabbricato del Servizio giardini da delocalizzare, dal cinodromo occupato dai centri sociali e altri immobili occupati a vario titolo. L'area di Ostia indicata fu poi cambiata a causa delle «piantine autoctone della duna mediterranea».

 
Ed eravamo solo all'inizio. Quando cioè, si pensava ancora alla Citta dello Sport di Calatrava a Tor Vergata come cuore pulsante dei Mondiali di Nuoto. I tempi stringevano e le opere non partivano. Così, il commissario delegato della presidenza del Consiglio del Minsitri, Angelo Balducci, nominato da Romano Prodi, emise nel 2006 un'ordinanza con la quale si dava la possibilità di «individuare ulteriori strutture pubbliche e private anche in deroga alle vigenti previsioni urbanistiche e al vigente regolamento edilizio, d'intesa con l'assessore all'Urbanistica del Comune di Roma».


E sembra sia proprio qui il nodo centrale delle indagini della magistratura. All'urgenza di realizzare strutture volte ad accogliere oltre 2500 atleti ci si misero pure le elezioni anticipate, con la nomina del commissario straordinario a fare le veci di giunta e consiglio comunale e le dimissioni del commissario delegato ai Mondiali dal presidente Prodi, Angelo Balducci. Questa parte della vicenda è stata dunque gestita dal neo commissario per il governo, Claudio Rinaldi e dal commissario capitolino Mario Morcone. Siamo nel periodo che va da febbraio a maggio 2008. Vale a dire il tempo massimo per l'avvio dei lavori. Il rischio è quello di non avere le strutture pronte per i Mondiali di Nuoto. Ecco allora che il neo commissario Rinaldi, acquisiti i pareri su delega del commissario straordinario del Comune di Roma emette i provvedimenti necessari alla realizzazione o all'adeguamento delle strutture natatorie.

 
Una «falla» nell'iter burocratico, secondo i giudici, che il sindaco Alemanno «ripara» il 25 maggio 2009, a meno di due mesi dall'inizio dei mondiali, con un consiglio straordinario in cui un ordine del giorno dell'aula dava mandato al sindaco e alla giunta di procedere alle autorizzazioni. Una sorta di «sanatoria» per evitare di ritrovarsi senza piscine con gli occhi del mondo puntati addosso. Ieri un altro capitolo della vicenda ancora tutta da chiarire ma sulla quale le istituzioni si sono trovate d'accordo. Solidarietà e apprezzamento per il lavoro svolto è stata infatti espressa dal sindaco Alemanno, dal presidente della Regione, Piero Marrazzo e dal presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti.

 
Ma se questo riguarda gli impianti privati, anche per quelli pubblici (Pietralata, Ostia e Claco San Paolo) ci potrebbero essere sorprese. Il Campidoglio le ha infatti date in gestione alla FIN, per conto del delegato allo Sport, Alessandro Cochi, un fatto che ha però sollevato le proteste di alcuni comitati di quartiere che hanno già presentato un esposto. Ci vorrà insomma del tempo prima di scrivere la parola fine ai Mondiali di Nuoto 2009. Basta che non si ponga fine al sogno appena nato delle Olimpiadi 2020.


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