L'Italia salva 2 dissidenti condannati a morte dal regime di Teheran
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I giovani erano ricercati per motivi politici. Scappati in Turchia stavano per finire nella mani del boia. Da Bruxelles l’intervento della diplomazia di Roma. Il deputato europeo Potito Solatto impedisce l'estradizione all'ultimo minuto
Salvati in extremis dall’impiccagione certa. Come succede in un film d’azione.
Invece qui è tutto vero. Merito del tempestivo intervento di Potito Salatto, parlamentare europeo del Ppe e membro della delegazione interparlamentare Iran. Ieri, infatti, due giovani iraniani dell’opposizione sono stati sottratti al regime di Teheran che non perdona i dissidenti politici. E Salatto, mentre racconta in esclusiva la vicenda al Giornale, non nasconde l’emozione. «Oggi sono felice. Mi sembra di aver salvato due figli».
Salatto in effetti, è uomo di lungo corso. Mentre i due iraniani che ha messo al sicuro sono giovani, uno di 22 e l’altro di 31 anni. In Iran, il regime li avrebbe fatti impiccare. E invece ora sono in Turchia. Coccolati dall’ambasciata in attesa che il loro caso umano sia risolto. Ma le premesse di finale a lieto fine ci sono tutte. «I due iraniani hanno intenzione di chiedere l’asilo politico in Italia. Il ministro per le Politiche comunitarie, Andrea Ronchi, ha già offerto la sua disponibilità - spiega Salatto -. Manca il nullaosta di Franco Frattini. Ma sono certo che il ministro degli Esteri non si tirerà indietro. Lui è un uomo di grande sensibilità».
Salatto conosce i suoi referenti. E sa muoversi con disinvoltura nella macchina burocratica di Bruxelles. Ed è da lì che ha manovrato l’intera di operazione di salvataggio. «Ieri mattina - racconta - ho ricevuto una telefonata da esponenti dell’opposizione iraniana che mi chiedevano aiuto per due giovani bloccati dalla polizia turca e privi di documenti di riconoscimento». I due, infatti, erano sprovvisti di tutto, perché, arrestati dal regime di Teheran e in attesa dell’esecuzione capitale, erano riusciti miracolosamente a fuggire. Il loro reato? Aver manifestato in piazza pacificamente contro l’attuale dittatura. Una dimostrazione democratica che in Iran costa la vita. «Sono più di cento i dissidenti che aspettano di essere decapitati per le loro convinzioni politiche ed è già stato ammazzato un giovane di 16 anni per questo - ricorda Salatto -. Tra l’altro alcuni di quelli che finiscono in carcere spariscono».
Ma per i due giovani «miracolati» ieri è cominciata una nuova vita, anche se fuori dal loro Paese. Ora sono al sicuro e tremano ancora all’idea di essere rispediti a Teheran. Cosa impossibile per due rifugiati politici. Il rischio però è stato grande. Infatti, una volta fuori dal carcere, i due sono riusciti a sfuggire ai controlli di frontiera iraniani e a superare il confine turco. Ma una volta in Turchia sono stati fermati dalla polizia locale perché privi di permesso di soggiorno. Inoltre, su di loro c’era stata una richiesta di estradizione del governo iraniano che la polizia di Ankara aveva accolto. Così, ieri, di due dissidenti sono stati caricati in automobile per essere trasportati al confine iraniano. Nel frattempo a Bruxelles arriva la «soffiata». Gli informatori spiegano la situazione a Salatto che contatta le autorità turche presenti a Bruxelles. «Grazie alla loro sensibilità - spiega l’europarlamentare - sono intervenuti dall’ambasciata turca e hanno bloccato l’auto a metà strada. Così i due giovani sono stati trattenuti in Turchia e siamo riusciti a salvarli».
Ora i ragazzi vogliono vivere in Italia. Se ci sarà il sì all’asilo politico del nostro Paese, la Turchia concederà (secondo fonti sicure) la loro estradizione. La storia finisce qui. Ed è la prima volta che possiamo raccontare un lieto fine. I nomi dei due rifugiati non si possono fare per motivi di sicurezza. «Abbiamo paura che rivelando la loro identità, il regime possa prendersela con le loro famiglie», spiega Salatto. Intanto l’intervento potrebbe creare un incidente diplomatico tra Italia e Iran. Anche se l’esponente del Ppe esclude l’ipotesi. «Il responsabile dell’ambasciata iraniana a Bruxelles mi ha pregato di riaprire un dialogo tra la delegazione interparlamentare europea e le autorità iraniane - spiega - una cosa che si può fare solo se il governo di Teheran dichiara una moratoria di quattro mesi sulle esecuzioni capitali». La risposta non è ancora arrivata.