Il presidente dell’Italia dei Diritti: “Chiediamo al sindaco Marino di dimostrare a tutti l’intenzione di combattere realmente le condotte criminose nell’ambito dell’apparato amministrativo capitolino, recandosi presso la nostra sede che si trova proprio nei pressi di uno degli emblemi dei falsi e delle omissioni istituzionali a Ostia a favore di persone che i fatti ci indicano avere rapporti con il clan Spada”
Roma - E’ ormai trascorsa una settimana dall’avvio dell’inchiesta “Mondo di mezzo”, rivelatrice di forti legami tra criminalità organizzata e politica nella capitale. Un sistema di potere corrotto, quello che emerge dallo scandalo di “Mafia Capitale” che ha fatto cadere nella sua rete un centinaio di persone tra politici, imprenditori ed ex esponenti del terrorismo di destra e di sinistra. Un’indagine iniziata 4 anni fa e che, frutto di un meticoloso operato, ha condotto a uno dei più grandi blitz della storia della criminalità organizzata a Roma.
Sulla vicenda è intervenuto Antonello de Pierro, presidente del movimento Italia dei Diritti: “Dall’ultima operazione che ha scoperchiato una pendola di nefandezze istituzionali con infiltrazioni mafiose nel tessuto politico-amministrativo della capitale prendiamo atto, e acquisiamo conferma, che con l’arrivo a Roma del procuratore capo, Giuseppe Pignatone, il vento è veramente cambiato. Quel controllo della legalità che nei confronti della politica era stato sempre più morbido ora, senza margini di dubbio, è diventato più pressante. La grande intuizione del procuratore Pignatone è stata quella di comprendere che effettivamente a Roma esisteva la Mafia, una parolaimpronunciabile fino a poco tempo fa. Non a caso, Pignatone si è accorto che a Roma non erano mai stati effettuati sequestri per Mafia, e negli ultimi tempi mi pare che le cronache abbiano registrato una inversione di tendenza anche in questo senso”.
Il leader del movimento si rivolge, poi, anche verso quegli esponenti delle forze politiche che hanno richiesto lo scioglimento del consiglio comunale di Roma Capitale: “La giunta guidata dal sindaco Ignazio Marino è stata di certo un grosso ostacolo ai tentacoli che la criminalità organizzata aveva cercato di far penetrare nei gangli istituzionali, e qualora dovesse essere sciolto il Comune o se fosse lo stesso Marino a gettare la spugna, verrebbe di certo fatto un grosso regalo al sistema mafioso. Chi, in queste ore, sta gridando a gran voce e auspicando che ciò avvenga o non sa cosa dice oppure si sta esibendo in un esercizio retorico e demagogico funzionali a interessi politici che mirano a una conquista di scranni istituzionali su cui posare le proprie terga. Tengo a precisare – continua – che non sono un acceso sostenitore di Marino, che stimo per la sua onestà e avversione ai giochi di potere poco trasparenti ma che nonho esitato, in alcuni casi, acriticare per difetto di competenza. Tuttavia, questa volta saremocome movimento fermi e decisi nel difendere le sue posizioni e i comportamenti da lui posti in essere, in quanto che ci restituiscono l’immagine più di un cittadino impegnato in politica, e perciò lontano anni luce da percorsi clientelari, piuttosto che di un politico che quelle clientele a volte, purtroppo, è costretto a subire. Il mio rammarico è che a questi risultati si sia arrivati solo ora, come quanto avvenuto già nell’ultimo anno sul litorale romano. Sembra, infatti, che alcuni abili investigatori della polizia di stato avessero scoperto le trame del malaffare mafioso su Ostia e dintorni già da almeno 10 anni ma siano stati fermati grazie a cavilli burocratici rivelatisi, poi, inconsistenti”.
In relazione, poi, alle ultime dichiarazioni di Matteo Renzi in merito alla deflagrazione dello scandalo romano, il presidente si è così espresso: “Mi auguro che non siano promesse da marinaio frutto di spinte circostanziali. Da sempre, noi dell’Italia dei Diritti, chiediamo l’inasprimento delle pene in presenza di integrazioni penali relative ai reati di corruzione e concussione, in particolar modo nei casi di corruzione giudiziaria. A tale scopo, il sottoscritto ha dato luogo a 18 incatenamenti di protesta per ottenere la rotazione intermunicipale dei vigili urbani e dei dipendenti uffici tecnici comunali proprio per evitare possibili fenomeni corruttivi. Risale alle ultime settimane l’annuncio di Raffaele Clemente, comandante generale della Polizia Locale di Roma Capitale, di dare avvio a tali rotazioni periodiche, decretando così una grande vittoria del nostro movimento”. Alla luce di ciò, prosegue De Pierro: “In occasione delle scorse elezioni europee, in sede di deposito del simbolo dell’Italia dei Diritti, abbiamo eletto domicilio a Roma infernetto, in via Peio, 30 trasferendovi la sede nazionale. Pertanto, chiediamo al sindaco Marino di dimostrare a tutti l’intenzione di combattere realmente le condotte criminose nell’ambito dell’apparato amministrativo capitolino, recandosi presso la nostra sede che si trova proprio nei pressi di uno degli emblemi dei falsi e delle omissioni istituzionali a Ostia a favore di persone che i fatti ci indicano avere rapporti con il clan Spada. Infatti, dopo aver denunciato delle fattispecie comportamentali criminose rese possibili dalla connivenza di alcune cellule deviate dell’apparato istituzionale, unito a un atteggiamento inerte di parte della politica lidense e capitolina, le persone beneficiate da tali falsi e omissioni si sono recate sotto casa mia accompagnando in macchina Armando Spada, arrestato proprio nelle scorse settimane insieme all’ex dirigente dell’ufficio tecnico di Ostia Aldo Papalini e indicato dagli inquirenti come capo dell’omonimo clan e mandante di due omicidi, a minacciarmi di morte e aggredirmi per cui ho dovuto ricorrere alle cure sanitarie. La collega di Repubblica, Federica Angeli, a causa delle sole minacce ricevute dalla medesima persona si trova oggi a vivere sotto scorta. Chiedo, quindi, anche al procuratore Pignatone di attivarsi per verificare tali circostanze e mi domando chiedo come sia possibile che chi, nell’occasione ha formulato l’informativa di P.G., non abbia messo in evidenza la caratura criminale dello Spada facendo di fatto destinare una intimidazione mafiosa con tanto di aggressione alla competenza del Giudice di Pace con l’attivazione di un procedimento penale che è, ormai, avviato alla prescrizione”.