Il presidente dell’Italia dei Diritti: “Da cittadino italiano e romano fa veramente male pensare che per le intemperanze di un gruppo di teppisti frustrati oggi ci troviamo a far la conta dei danni di una delle opere più belle del patrimonio artistico nazionale, quale è la fontana della Barcaccia del Bernini sita in Piazza di Spagna”

 

Roma - In occasione del match di Europa League tra la AS Roma e il Feyenoord sono arrivati nella Città Eterna dall’Olanda circa 6000 tifosi. La partita, prevista per giovedì scorso alle 19.00 presso lo stadio Olimpico, è stata però preceduta da una vera e propria guerriglia urbana a Campo de’ Fiori, che ha portato all’arresto di 28 ultrà del Feyenoord. Verso l’ora di pranzo, gli stessi si sono spostati in Piazza di Spagna devastandola e trasformandola in una discarica a cielo aperto. Ma oltre ad aver sfasciato numerose vetrine dei negozi, 15 navette Atac predisposte ad accompagnarli allo stadio, auto e scooter, hanno gravemente danneggiato la fontana della Barcaccia, fiore all’occhiello del Bernini.

A esprimere profondo rammarico per gli avvenimenti dei giorni scorsi è Antonello De Pierro,  presidente dell’Italia dei Diritti: “Quanto accaduto nella Capitale con l’arrivo dei tifosi del Feyenoord giunti in Italia per seguire da vicino la partita che la squadra olandese avrebbe dovuto disputare con la Roma, è di una gravità inaudita. Da cittadino italiano e romano fa veramente male pensare che per le intemperanze di un gruppo di teppisti frustrati oggi ci troviamo a far la conta dei danni di una delle opere più belle del patrimonio artistico nazionale, quale è la fontana della Barcaccia del Bernini sita in Piazza di Spagna. Ed è ancora più doloroso venire a conoscenza del fatto che il governo olandese non voglia farsi carico dei danni provocati da personaggi ributtanti e deplorevoli che, dopo aver consumato vari reati per sfogare i loro istinti animaleschi, hanno pagato un conto meramente fittizio con la Giustizia. Al di là del fatto che, a mio parere, questi soggetti non avrebbero dovuto neanche trovarsi in quel luogo, anzi in previsione di alcuni incontri calcistici, quando sono ben note le tendenze facinorose dei supporter, io vieterei la partecipazione all’incontro stesso da parte dei sostenitori della squadra ospite, bisogna prendere atto che l’ordine pubblico nella fattispecie è stato gestito in maniera impeccabile. Pertanto, non comprendo la presa di posizione del sindaco Marino nei confronti del Prefetto e del Questore di Roma in merito ad un’inadeguatezza nell’affrontare la questione. Nonostante personalmente nutra una certa stima nei confronti del primo cittadino di Roma, tanto da averlo votato, cosa che peraltro rifarei sicuramente in quanto lo ritengo l’unica persona in grado di affrontare la difficile situazione criminosa e criminogena capitolina del momento proprio perché è un soggetto estraneo ad alcune logiche di potere, questa volta credo che abbia perso un’occasione per tacere. Non è facile individuare le responsabilità per ciò che è successo, e lo scaricabarile non aiuta di certo. Comprendo che il sindaco Marino si sia sentito ingiustamente attaccato da qualcuno che non perde occasione per puntare il dito contro chiunque a soli fini propagandistici, ma non è certo riversando le colpe sugli altri che si risolve il problema tanto più che ha affrontato una materia della quale, francamente, non credo sia molto competente. Sono d’accordo con il questore Nicolò D’Angelo quando ha difeso l’operato delle forze dell’ordine nella congiuntura, in quanto quello era l’unico modo per gestire una situazione che si era fatta ardua e incandescente. La gestione dell’ordine pubblico non è una questione di rigido protocollo ma anche di valutazione sensata da fare nel momento delle criticità, e una carica indiscriminata in quel frangente avrebbe potuto creare gravi danni a persone innocenti tenendo conto che c’erano turisti inermi e bambini che uscivano da scuola”.

 

In ultimo, il presidente dell’Italia dei Diritti lancia un monito al primo cittadino di Roma: “Quando il sindaco Marino ha varato la sua giunta, da più parti è stato proposto di affidare l’assessorato alla sicurezza di Roma Capitale al sottoscritto e la cosa diventò talmente di dominio pubblico che a volte, trovandomi a girare in altre città, incontro qualcuno che crede sia assessore a Roma. Marino preferì evitare questa nomina, e oggi si è trovato in questa situazione. Probabilmente, avrei seguito e gestito diversamente la vicenda. Perciò, piuttosto che cercare colpevoli che non esistono, farebbe meglio a orientare la sua azione lì dove i colpevoli esistono e sono facilmente individuabili, in quanto fanno parte delle istituzioni nonostante abbiano favorito, con omissioni  e falsi, personaggi in rapporti con un clan mafioso del litorale. Sto parlando, in particolar modo, di abusi che sono stati effettuati nei pressi della sede nazionale dell’Italia dei Diritti in via Peio, 30, in zona Infernetto, cosa che da molto tempo denunciamo avendo subito anche minacce e aggressioni da parte di esponenti malavitosi. Colgo l’occasione, ancora una volta, per invitare il sindaco Marino a recarsi presso la nostra sede per mostrargli i gravi reati che esponenti delle istituzioni capitoline hanno commesso a beneficio di personaggi in odore di mafia. Se è vero, che la competenza a individuare e perseguire i reati è della Magistratura, che tra l’altro nel caso di specie è stata più volte ingannata da false attestazioni istituzionali, chi facendo parte dell’amministrazione della città evita di intervenire in alcuni casi, avendo anche potere operativo, di certo non può essere esente quanto meno dall’attribuzione di una responsabilità politica nell’accaduto”.