Il gruppo dell'Italia dei Diritti, capeggiato dal presidente Antonello De Pierro, ha presentato una mozione con istanza di consiglio straordinario

La consigliera Michela Facioni
La consigliera Michela Facioni

 

Roma - Nuova vibrante protesta dell'Italia dei Diritti, gruppo di opposizione nel consiglio comunale di Roccagiovine, contro l'amministrazione guidata dal sindaco Marco Bernardi.

Il movimento presieduto a livello nazionale dal giornalista romano Antonello De Pierro, che tra l'altro è consigliere capogruppo proprio nell'assise consiliare roccatana, da tempo fa sentire forte la sua voce contro le numerose inefficienze gestionali della maggioranza locale, da sempre puntualmente denunciate nel consesso assembleare, in particolar modo da parte dallo stesso De Pierro. Questa volta il dissenso si appunta sull'opportunità di un'assunzione effettuata nei mesi scorsi a seguito di un avviso di selezione pubblica finalizzato alla ricerca di una figura professionale da impiegare presso l'Ufficio Tributi. La congiuntura aveva subito incontrato le perplessità dei consiglieri dell'Italia dei Diritti per una serie di motivazioni, tanto da indurre il leader del movimento, esercitando il diritto di sindacato ispettivo legato al munus consiliare, a produrre subito un'istanza di accesso agli atti, rimasta parzialmente inevasa, con un'ostensione documentale lacunosa, soddisfatta solo dopo un rinnovo di richiesta al fine di ottenere il materiale preteso, ma con un'inevitabile e penalizzante dilatazione dei tempi di attesa e quindi dell'espletamento dell'auspicata attività istituzionale di manifestazione della contrarietà al provvedimento emesso. Vincitrice della procedura concorsuale è risultata Giada Facioni, sorella dell'autorevole consigliera di maggioranza Michela, miss preferenze (è stata la più votata in assoluto), nonché parente dello stesso sindaco Bernardi, ma De Pierro si è affrettato subito a chiarire che la disapprovazione esula dall'esito della selezione, che considera una mera coincidenza.

Antonello De Pierro
Antonello De Pierro

"Tengo a precisare, per fugare ogni equivoco — ha dichiarato —, che non contestiamo nella maniera più assoluta l'assunzione della signora Facioni, la quale è risultata avere tutti i requisiti richiesti dal bando e tali da farle attribuire il punteggio più alto, ma altri fattori, tra cui la stessa opportunità di dare avvio a una procedura di reclutamento".

Infatti De Pierro, insieme agli altri consiglieri dell'Italia dei Diritti Paolo Nanni e Aurelio Tartaglia, ha inoltrato al sindaco, e per conoscenza al prefetto di Roma, nonché alle procure generale e regionale del Lazio della Corte dei Conti, una mozione con richiesta di consiglio straordinario, in cui viene estrinsecato dettagliatamente il corpo motivazionale che avrebbe dovuto, a loro avviso, evitare di avviare l'iter selettivo e il successivo perfezionamento negoziale.

Ciò che balza subito all'occhio, scorrendo lo sguardo tra le righe dell'atto redatto, è l'approvazione della deliberazione della giunta comunale, composta dal sindaco Bernardi e dal vicesindaco Angelo Fabiani, presenti nella circostanza mentre risultava assente l'assessora Annita Cocchieri, alle ore 17,30 del 17 dicembre, giorno in cui è stato pubblicato il bando. In pratica l'approvazione sembrerebbe essere stata successiva alla pubblicazione dell'avviso di selezione a cui fa riferimento. E' lecito domandarsi come sia stato possibile tutto ciò e soprattutto chi era deputato a esprimere il parere tecnico sulla regolarità dell'atto come abbia potuto pronunciarsi favorevolmente. Quesiti a cui si cerca una risposta, ma ci si perde inevitabilmente in una buia vallata di ipotesi.

"Prima facie qualcosa non torna — tuona De Pierro — e pretendiamo delle risposte esaustive, che siamo certi il sindaco e il vicesindaco, nonché la segretaria comunale Giulia Orefice, che ha espresso parere tecnico favorevole, riusciranno a fornirci fugando ogni dubbio in merito".

La polemica dei consiglieri di opposizione si sofferma altresì sul compresso lasso temporale concesso agli aspiranti per formalizzare la presentazione delle istanze di partecipazione, dal 17 al 28 dicembre, per di più a cavallo delle festività natalizie, che ha ridotto ulteriormente il tempo a disposizione.

Ma il perno dell'impianto argomentativo di dissenso si fonda sull'utilità di un'ulteriore assunzione, alla luce del fatto che un dipendente del Comune di Roccagiovine è comandato da lungo tempo presso un'altra amministrazione e mai sembra essere stata ventilata una remota possibilità di richiamarlo in sede. Pertanto, secondo la minoranza in consiglio, non era assolutamente necessario un ulteriore esborso di pubblico denaro, tenuto conto tra l'altro che quasi in concomitanza con la stipula del contratto di assunzione, per ridurre le spese del Comune, si era provveduto a sospendere un servizio di trasporto per la scuola della limitrofa Licenza, privando alcuni bambini di un servizio di fondamentale importanza.

Non manca inoltre una critica all'asserita insindacabilità del giudizio del Ruf (Responsabile Ufficio Finanziario), alla cui competenza monocratica è stata affidata la disamina valutativa dei requisiti dei partecipanti e la formulazione della graduatoria finale, non riuscendo a identificare dei netti contorni di certezza cognitiva a un approccio esegetico.

Alquanto interessante appare infine, nella mozione prodotta, il percorso deduttivo tracciato sotto il profilo giuridico, a conforto dell'asserita nullità ab origine dell'avviso di selezione da parte dei consiglieri sottoscrittori. Ciò prende le mosse da una netta duplicità identificativa del bando in questione. da un punto di vista legale. Infatti, richiamando a supporto i chiarimenti in merito di una nota sentenza della Corte di Cassazione, in via preliminare, i componenti del gruppo Italia dei Diritti si soffermano sull'inequivocabile inferenza concettuale, che conferisce, in materia di pubblico impiego, a ogni bando di concorso per l'assunzione di personale, la doppia natura di provvedimento amministrativo e di atto negoziale quale offerta al pubblico. E proprio su quest'ultima qualificazione attributiva si fonda l'argomentazione dei proponenti che riconduce a ritenere nullo il documento in esame. Com'è noto ogni attività contrattuale può prevedere come accessori degli elementi accidentali, tra cui è ben definita da specifiche previsioni normative la condizione. Com'è più dettagliatamente specificato nella mozione formulata, oltre alle condizioni potestative, casuali e miste, esiste una specifica figura giuridica, ben definita da un apposito articolo del codice civile, il 1355, che contravviene alle statuizioni legittimate dalla legge e costituisce una distorsione giuridica che rende nullo l'atto. Si tratta della condizione "meramente potestativa", che affida alla mera volontà di una sola parte, pertanto al mero arbitrio, l'efficacia della stipula contrattuale. E' la medesima massima cassazionistica a reputare nulla "...la clausola con cui la p.a. si riservi la facoltà di non procedere all'assunzione......perché integra una condizione meramente potestativa ai sensi dell'art. 1355 c.c." ed è proprio la fattispecie che ci interessa, alla luce del fatto che l'avviso di selezione pubblica promanante dal Comune di Roccagiovine recita testualmente che il Comune "si riserva, altresì, il diritto di revoca del procedimento in qualsiasi momento".

"Ci opporremo con ogni mezzo lecito a nostra disposizione — fa sapere il numero uno dell'Italia dei Diritti — a un'assunzione che riteniamo assolutamente inopportuna. Visto il particolare frangente dell'anno in cui è stato pubblicato il bando e si è proceduto alla contrattualizzazione, il tutto nell'arco di una decina di giorni e durante le vacanze natalizie, ci siamo accorti di quanto era avvenuto solo a cose fatte. Ci siamo immediatamente attivati formulando un'istanza di accesso agli atti, a cui abbiamo ottenuto una risposta parziale. Praticamente ci è stata fornita solo la documentazione rinvenibile agevolmente sul sito ufficiale del Comune. Siamo stati costretti a produrre un rinnovo di istanza di accesso e siamo venuti in possesso dell'intero corpo documentale solo dopo ben 75 giorni, quando il dettato dell''articolo 43 c. 3 del T.U.O.E.L. parla esplicitamente di 30 giorni per le risposte alle istanze di sindacato ispettivo presentate dai consiglieri. In questo modo si dilatano notevolmente i tempi e la nostra azione subisce inevitabilmente una coartazione. In questo modo non ci viene permesso di espletare compiutamente l'attribuzione mandataria affidataci dagli elettori. Meglio tardi che mai. Ora siamo qui e nei prossimi giorni in consiglio si discuterà e si voterà la nostra mozione, inserita all'ordine del giorno in una seduta ordinaria anche se avevamo chiesto in maniera lapalissiana un consiglio straordinario. Ma non obietteremo su questo. Ci interessa soprattutto capire se questa maggioranza avrà il coraggio di avallare quello che riteniamo un inutile esborso di denaro pubblico, a fronte di tante richieste da noi avanzate, a cui è stato opposto sempre un netto rifiuto per mancanza di fondi, oppure voterà la nostra mozione. L'ente ha un dipendente comandato presso un'altra amministrazione da lungo tempo e mai ci risulta che sia stata nemmeno presa in considerazione l'ipotesi di un suo rientro in sede. Peraltro la dipendente in questione è stata assunta per un ufficio specifico che è quello finanziario, che ci pare abbia finora espletato brillantemente i suoi compiti senza alcun problema. Per di più, in base alle elaborazioni dottrinali e giurisprudenziali, l'atto con cui è stato attivato il procedimento di reclutamento sembrerebbe essere nullo. In pratica, se ancora assumiamo per autorevole l'orientamento della Suprema Corte, si sarebbe proceduto a un'assunzione sulla base di un bando concorsuale affetto da nullità ex tunc.

La nostra espressione di dissenso continuerà all'infinito con manifestazioni di protesta anche eclatanti qualora non venga revocato in autotutela il provvedimento di assunzione o quantomeno non vengano fornite risposte plausibili alle nostre perplessità in merito. E quando parlo di manifestazioni eclatanti parlo di incatenamenti di fronte a vari luoghi istituzionali o sedi di organi mediatici, sperando di non dover arrivare a occupare l'aula consiliare. Se necessario arriveremo a sottoporre la questione a referendum a iniziativa popolare".