Robo-advisor e MiFid: la situazione in Italia
- Dettagli
La situazione finanziaria attuale in Italia è abbastanza chiara: sono in pochi ad accedere a questa opportunità, sia a causa della scarsa disponibilità economica del resto della popolazione, sia per la cronica mancanza di informazioni che non consentono agli investitori di sfidare le oscillazioni del mercato.
Allo stato attuale in Italia - scenario verificatosi negli anni addietro nelle altre realtà internazionali - l’investitore poteva percorrere solo tre strade: il “fai-da-te”, che implicava importanti conoscenze personali, competenze importanti e tanto tempo per operare e cogliere i segnali del mercato; la via consulenziale o del private banking, che però era essenzialmente rivolta ad investitori molto facoltosi che potevano sopportare importanti commissioni di gestione; l’opzione di banche e promotori che però, a causa di un potenziale conflitto di interesse spesso indirizzavano il risparmiatore verso i prodotti messi sul mercato dagli istituti di riferimento. In questo scenario, i robo-advisor sono frutto dell’esigenza di innovazione e di ottimizzare un settore solitamente non così favorevole ad accogliere i cambiamenti. Il robo advisor è dunque una nuova forma di consulenza finanziaria che nasce online per una gestione del risparmio e del portafoglio d’investimento decisamente più conveniente per il risparmiatore.
Nelle altre nazioni, l’introduzione dei robo-advisor ha spianato la strada alla democratizzazione della finanza, che in questo modo si è aperta anche agli investitori meno abbienti e a coloro che richiedevano a gran voce costi di gestione meno impegnativi e una certa libertà di disinvestimento in qualsiasi momento. Negli Stati Uniti e nelle principali realtà europee- come Germania e Regno Unito – questa rivoluzione ha portato ampi benefici, mentre in Italia la situazione non è ancora cambiata a causa della mancanza cronica di educazione finanziaria. Secondo le principali classifiche, infatti, gli italiani sono ottimi risparmiatori, ma non sono in possesso delle basi di educazione finanziaria necessaria per competere sui mercati e per sfruttare le diverse opportunità che offrono le borse.
Questa criticità è stata evidenziata anche dall’esperto della consulenza finanziaria Mauro Panebianco: al di fuori dei confini italiani le grandi società di gestione hanno acquistato aziende di robo-advisor per andare ad intercettare le necessità dei piccoli investitori. Poiché sotto una certa soglia di investimento non sarebbe economico dedicare un consulente finanziario ad un singolo cliente, i robo-advisor riescono a gestire questi clienti in maniera semi-automatica, abbassando i costi e ampliando il parco clienti. L’applicazione più logica dei robo-advisori è quella di legarla all’attività dei consulenti finanziari dipendenti o indipendenti: l’introduzione in Italia del MiFid II, che adegua la regolamentazione nazionale con quella europea e internazionale, darà la possibilità di diminuire i costi di gestione, ma la mancanza di educazione finanziaria da parte dei risparmiatori non ha ancora dato i risultati necessari. “Negli Stati Uniti gli investitori sono molto attenti ai costi e ora anche in Europa e in Italia emergeranno le commissioni sui prodotti finanziari. Quando ciò avverrà, anche il risparmiatore italiani chiederà conto dei costi dei prodotti che ha in portafoglio”. In Italia, i consulenti finanziari indipendenti hanno già anticipato i tempi proponendo prodotti trasparenti e che rispondono alle esigenze, ma la percentuale di penetrazione di questi strumenti finanziari e dei robo-advisor è ancora al di sotto delle aspettative: un’educazione finanziaria più attenta e una maggiore fiducia nei confronti di questi prodotti maggiormente trasparenti potrebbero aiutare i risparmiatori ad investire nel mercato tecnologico-finanziario.