Un serpente dal cuore grande
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Ambientato nel mondo della boxe, l’opera è incentrata su tre personaggi “forti”: un pugile deciso a rinverdire sul ring il mito del padre, un anziano allenatore che accetta la sfida di “prepararlo” nella difficile sfida e un ex boxer, la cui carriera è stata bloccata da un grave incidente in moto. Tre destini che si incrociano dando vita ad una storia di amicizia e di sentimenti, ma anche di rivalità, di cinismo, di ambizione sfrenata. Una metafora della nostra società violenta, nella quale si affermano spesso valori distorti e cattiverie gratuite, ma dove, nonostante tutto, non deve mai venir meno la speranza, anche se, nello specifico, ci viene risparmiato lo scontato happy-end finale. Il pregio maggiore di questo lavoro è nel taglio cinematografico della scrittura, evidentemente la professione “principale” di Italo ne condiziona piacevolmente lo stile. In “Sangue di serpente” le parole sono al servizio delle immagini evocate: leggendo si ha la continua sensazione di visualizzare la trama, in un crescendo di suggestioni ed emozioni che coinvolgono in modo davvero speciale. Non a caso l’idea del libro è stata ripresa da un racconto inizialmente destinato al grande schermo. A parte questo, mi ha particolarmente colpito il ritmo serrato e la sincerità dell’autore che riesce a trasmettere dalla prima all’ultima riga passione, energia e sanguigna partecipazione. Davvero un’ottima prova.