LILLUSIONE DI UN AVVENIRE cover 2

 

 

“L’illusione di un avvenire” è il titolo del nuovo libro di Angelo D’Amelio, del quale avevo letto con piacere “I luoghi della mia anima”. Il lavoro, pubblicato da Vertigo, si è da poco affacciato sul mercato, ma sta già riscuotendo un buon riscontro sia da parte dei media che degli acquirenti, grazie anche alla tenace opera di promozione nella quale si sta impegnando l’autore. Fa piacere constatare che anche in tempi difficili come quelli che stiamo attraversando, ci siano giovani talenti che non si piangono addosso, ma lottano per affermarsi con umiltà, spirito di sacrificio e tanto ottimismo.

 

 

D’Amelio è dotato di una personalità piuttosto poliedrica e i suoi interessi sono molteplici: l’attività di scrittore è solo una delle sue tante sfaccettature artistiche, e già questo è da apprezzare in un’epoca di “bamboccioni” che si adagiano in situazioni “protette”, senza mai mettersi realmente in gioco. Il contenuto di “L’illusione di un avvenire” in qualche modo si riallaccia a questa premessa, perché tratta della realtà dei nostri giorni, fotografia del diffuso malessere sociale che riguarda in particolar modo le nuove generazioni. Un futuro pieno di incognite e con prospettive poco incoraggianti, valori “sani” che scarseggiano, crisi economica che gira a vuoto su se stessa, messaggi poco edificanti da parte di chi dovrebbe garantirci delle certezze, egoismo a buon mercato, indifferenza per le persone meno fortunate, e chi più ne ha più ne metta: un quadro davvero amaro che rischia di travolgerci. Solo il recupero della spiritualità, delle nostre tradizioni e della nostra cultura e la rivalutazione delle capacità individuali e dello spirito d’iniziativa, in contrasto con l’immobilismo e il fatalismo più stagnante, per Angelo possono stimolare un ritorno alla vita “vera” da parte di una generazione che forse è un po’ morta dentro e nemmeno lo sa. Un elaborato fluido che scorre piacevolmente in uno stile che comincia ad acquisire una sua linea precisa ed originale. Una analisi lucida e spietata ma in grado di fornire alternative di “resurrezione”. Sono sicuro che Angelo D’Amelio ci riserverà ancora molte sorprese. Unico piccolo “neo” del libro, a mio giudizio: la copertina. Io avrei evitato il primo piano dell’autore, mi suona tanto di autoreferenzialità. Interpellato da me in proposito, lo scrittore si è “difeso” dando la metaforica “colpa” ad altri che hanno scelto per lui. Sarà, ma personalmente continuo a non condividere: c’è un tantino di vanità di troppo. Considerando però che Angelo D’Amelio è anche un attore e che, in quanto tale, l’immagine per lui è importante… il “peccato” è sicuramente da considerarsi “veniale”!