Il ruolo delle Film Commission nel cinema italiano
- Dettagli
Presentato uno studio approfondito per rilanciare l'audiovisivo nelle regioni
In seguito alla riforma del Titolo V della Costituzione sono state derogate maggiori competenze alle regioni rispetto allo Stato Centrale che hanno avuto felici ripercussioni sul cinema italiano. Dal 2003 le società di produzione possono richiedere dei fondi speciali direttamente alle regioni che dimostrano un crescente interesse nei confronti di un vero e proprio cine-turismo che si sta sviluppando proprio negli ultimi anni.
Nel 2012 le produzioni nazionali ed estere hanno speso direttamente sui territori un volume di risorse stimabile in almeno 260 milioni di euro a fronte di un intervento pubblico regionale quantificato in 56,3 milioni di euro complessivi. Nello stesso anno, su 1.064 produzioni che hanno girato sui territori per un totale di 3.874 giornate di lavorazione, circa 300 hanno ottenuto un supporto tecnico-logistico, beneficiando della fornitura di servizi di ospitalità, piuttosto che ottenimento di permessi, ricerca di location, consulenza di vario genere.Almeno la metà dei 300 progetti assisiti hanno anche beneficiato di contributi a fondo perduto a copertura/chiusura del piano finanziario a fronte di vincoli di spesa sul territorio o di impiego di maestranze locali. Le prime stime relative al 2013 indicano un trend in crescita sia sul duplice versante delle produzioni assistite e finanziate, nonostante le rigide politiche di contenimento della spesa della PA locale e le difficoltà riscontrate in alcune realtà in termini di discontinuità e incertezza sulle risorse disponibili.
Queste sono alcune tra le principali evidenze che emergono dalla ricerca “Il senso del cinema e dell’Audiovisivo per i territori” condotta dalla Fondazione Rosselli tra luglio e novembre 2013 per conto di Luce- Cinecittà sotto la supervisione della Direzione Generale Cinema del Mibact e in stretta collaborazione con l’Associazione nazionale delle Film Commission. I risultati della ricerca sono stati illustrati nei giorni scorsi in occasione di un convegno organizzato nel Salone del Consiglio presso il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
Alla conferenza di presentazione della ricerca, condotta dal Professore di Economia e Organizzazione del cinema e della televisione all'Università "La Sapienza" di Roma, Bruno Zambardino,hanno preso parte il Direttore Generale per il Cinema, Nicola Borrelli, l'Amministratore Delegato dell'Istituto Luce - Cinecittà, Roberto Cicutto e il Direttore della Fondazione Rosselli, Francesca Traclò.
Con un budget ordinario di circa 10 milioni di euro nel 2013 e una dotazione di 80 risorse umane stabili cui si aggiunge una fitta rete di collaboratori e consulenti specializzati le 18 Film Commission monitorate costituiscono il motore propulsivo dell’industria audiovisiva a livello regionale. Quasi tutte dispongono di una Production Guide (nel 2013 monitorate 2.985 aziende e 8.984 professionisti) e di una Location Guide (nel 2013 rilevate 8.319 ambientazioni consultabili on line) a disposizione dei produttori. Si tratta di strutture sorte in tempi e con modalità differenti che si stanno rafforzando e specializzando così da rappresentare un punto di riferimento imprescindibile per le produzioni cinematografiche e audiovisive ma anche per gli altri pezzi della filiera, avendo tali soggetti esteso il proprio raggio di azione anche al sostegno della promozione, della distribuzione e dell’esercizio.
Sotto il profilo giuridico prevale la forma della Fondazione in partecipazione (9 soggetti sulle 18 monitorate cui se ne aggiungono altri 2 che si configurano come strutture o dipartimenti all’interno di una Fondazione con finalità più ampie). Nei restanti casi le FC operano all’interno dell’amministrazione (regionale o provinciale) come uffici o organi in house o come associazioni o reparto di Agenzie di promozione territoriale.
Una peculiarità tutta italiana che caratterizza le FC è che, accanto ai tradizionali servizi di assistenza tecnica e logistica, alcune di esse gestiscono in forma diretta o indiretta dei fondi regionali a cui affluiscono i capitoli di spesa intitolati al supporto della cultura, del turismo o più raramente delle attività produttive. Nel corso degli anni tali strumenti hanno assunto un peso sempre più rilevante per i produttori soprattutto in fase di chiusura dei pacchetti finanziari. Ad oggi possiamo contare complessivamente 24 film fund che a vario titolo (inclusi alcuni fondi per l’incoming) sostengono l’audiovisivo, in prevalenza alimentati dai bilanci ordinari delle Regioni di appartenenza, fatta eccezione per alcune regioni del Sud, dove si attinge anche ai fondi strutturali comunitari e/o ad altre risorse negoziate nel quadro di Accordi di Programma Quadro tra Mibact-Mise e Regioni coinvolte (Sensi Contemporanei).
Quasi tutti i fondi monitorati prevedono un sostegno alla produzione a favore non solo delle opere cinematografiche (lungometraggi, documentari, corti) ma anche di fiction (film tv e serie tv, lunga serialità) o di altro genere audiovisivo (pubblicità, videogiochi, applicazioni multimediali). Alcuni fondi sono stati attivati a favore di tipologie di opere specifiche (documentario o animazione), altri sono dedicati esclusivamente a fasi della filiera differenti rispetto alla produzione (sviluppo, formazione, distribuzione). Elemento che accomuna tutti gli strumenti monitorati è la presenza di specifici vincoli territoriali che oscillano dal 100% al 200% del contributo erogato e possono includere l’utilizzo di risorse locali. Come ha dichiarato il Professore Bruno Zambardino, autore dello studio:"L’intervento regionale è giunto ormai a pesare più di un quarto del totale nazionale e come dotazione supera nettamente l’ammontare dei contributi nazionali diretti (esclusi i contributi sugli incassi) destinati al cinema dalla Direzione Generale competente attraverso il Fondo Unico per lo Spettacolo (nel 2013 pari a poco più di 22 milioni di euro)".
I dati e le dinamiche emersi dallo studio segnalano un dinamismo crescente da parte dei territori a sostegno di un settore considerato ad elevato tasso potenziale di crescita economica e culturale con ricadute importanti anche sul versante della promozione turistica interna ed esterna. Numeri che solo in parte sono in grado di rappresentare una realtà complessa e variegata – a tratti ancora disordinata e discontinua in alcune aree del Paese, in assenza di una riforma complessiva della governance e di una attribuzione più chiara delle competenze tra livello amministrativo nazionale e livelli di governo decentrati sul territorio.
Al termine della ricerca, il gruppo di studio ha individuato quattro differenti linee di policy fornendo alcuni input strategici per migliorare l’attuale assetto e rafforzare il ruolo delle FC a sostegno dell’audiovisivo:
* Governance: riconoscimento nazionale delle FC in base al rispetto di requisiti minimi (organico, servizi, organizzazione) in linea con gli indirizzi europei ed internazionali.
* Modalità di finanziamento: progressivo processo di omogeneizzazione degli schemi di finanziamento nazionali, regionali e multiregionali sulla base di procedure standard condivise per facilitare il compito dei produttori e razionalizzare le spesa pubblica.
* Risorse: creazione di una cabina di regia per l’accesso ai fondi comunitari e presidio congiunto Stato-regioni sui dossier non audiovisivi in discussione a Bruxelles, sfruttando il prossimo semestre di Presidenza italiana.
* Vision: porre le FC al centro di un più ampio processo di valorizzazione dei contenuti audiovisivi coniugando il sostegno alla filiera (dalla formazione allo sviluppo passando per la distribuzione multipiattaforma) e il rafforzamento delle imprese creative con le politiche di marketing territoriale e promozione turistica attraverso connessioni più stabili con il sistema industriale locale, le Università, i poli scientifici e tecnologici.
A conclusione del convegno il Direttore Generale per il Cinema, Nicola Borrelli ha dichiarato che "questo studio, condotto dalla Fondazione Rosselli con l'istituto Luce - Cinecittà e la supervisione della Direzione Generale per il Cinema, potrà costituire la base per elaborare una Governance che coinvolga lo Stato, rappresentato dal Ministero e le Film Commission, dislocate sul territorio".
(nella foto, in primo piano, NICOLA BORRELLI)