Originario di Matera, ma ormai a Roma da molti anni, Mario D’Imperio, laureato in Medicina, è ormai nel gotha dei medici–artisti, affiancando, due nomi su tutti, i cantautori Enzo Jannacci e Mimmo Locasciulli. D’Imperio però non scrive canzoni, preferendo esprimersi attraverso la pittura, un’arte che lo vede protagonista a tutto tondo e non semplice appassionato a tempo perso.

MARIO DIMPERIO Copy

Anzi, al contrario, dovremmo parlare di “tempo guadagnato”, visti i consensi e i riconoscimenti accumulati in tanti anni di attività ai massimi livelli, tra i quali il prestigiosissimo Premio Personalità Europea 2012, conferitogli in Campidoglio insieme ai più grossi nomi internazionali della Cultura, dello Sport e dello Spettacolo. Ma chi è Mario D’Imperio, al di là delle biografie ufficiali e delle note diramate da chi ne cura l’immagine artistica? Chi lo conosce bene, nel privato, può tranquillamente definirlo “un grande uomo”, prima ancora che uno studioso e una persona di cultura. Un vero signore, in una società come quella odierna, ove spesso sono premiate la superficialità e l’arroganza intellettuale. Sensibile, generoso, altruista, ma anche schivo e riservato, tra tanti che scalpitano per avere effimera visibilità. Tutti lati della sua personalità che emergono ad un attento esame delle sue opere pittoriche, che riescono ad essere “discrete” ed armoniose, pur trasmettendo un “quid” di forte vitalità ed esuberanza, senza mai eccedere nell’invadente e nell’invasivo. Mario è specializzato nel rappresentare la sensualità e l’erotismo in tutte le sue forme, mantenendo uno stile originalissimo che si estrinseca prevalentemente in figure umane abbracciate ed intersecate mentre fissano sublimi attimi d’amore. La parola “amore” da intendersi qui nell’accezione più primordiale, sfrenata e appagante del termine, in un tripudio di estasi e di libertà assoluta. Corpi, spesso mitologici e in prevalenza opulenti, di amanti voluttuosi, con forme che esprimono rotondità e benessere: il tutto valorizzato da un sapiente uso dei colori. Con particolare preferenza per le tonalità giallo-ocra, verde,  rosso e arancio, in perfetta simbiosi con una luce che entra con forza dal “di fuori”, conferendo calde atmosfere che increspano la pelle dell’osservatore con insinuanti brividi di ammirazione.  All’inizio accennavo che Mario D’Imperio, a differenza di altri colleghi medici,  non si occupa di musica ma di pittura. Col senno di poi mi rendo conto di essere stato “riduttivo”. Perché i quadri di Mario D’Imperio la musica la esprimono eccome, tale e tanto è il pathos senza limite che riescono a trasmettere, come se la tavolozza e i  pennelli del nostro artista  fossero i preziosi  strumenti  rivestenti le note di una meravigliosa e variegata partitura, fatta in questo caso di disegni e di colori. Non sono un esperto di pittura; più modestamente mi occupo di cinema e non ritengo giusto soffermarmi troppo sugli aspetti prettamente tecnici delle creazioni di Mario D’Imperio, lasciando questo compito a chi ne ha certamente più titolo di me. E poi le opere non vanno troppo commentate: si guardano e basta. Non ci sono parole “adeguate” per definire compiutamente le emozioni evocate.  Le sensazioni che ho cercato di riferire in queste poche righe pertanto sono quelle istintive, “di pancia”, dettate dal punto di vista di uno “qualunque” e non di un addetto ai lavori. Ma proprio per questo, forse più genuine e “naif”, senza pregiudizi e preconcetti. E soprattutto espresse col cuore, cercando di non farmi troppo condizionare  dal privilegio di conoscere personalmente, anche se da poco tempo,  Mario, per il quale nutro ovviamente stima e simpatia. Perché, ci tengo a ribadirlo ancora una volta, l’inclinazione artistica e l’essenza interiore di un essere umano non sono mai due percorsi a sé stanti, ma la compenetrazione e la sintesi di quel magico mistero chiamato “vita”.