La mia prefazione all'ultimo libro d'arte di Emanuele Pecoraro
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In occasione dell'uscita in tutte le librerie del volume di Emanuele Pecoraro. “Arte e storia dell’Alto Molise. Alla scoperta di siti archeologici, capolavori artistici, beni archivistici e ricerche antropologiche”, a cura di Lithos Editrice, ho scritto queste righe di prefazione, che riporto pari pari...
Conosco Emanuele Pecoraro dal lontano 1997: ci siamo casualmente incontrati a un importante evento culturale, scambiandoci lì per lì qualche frase di circostanza. Quel tanto che basta per capire affinità e gusti in comune, congedandoci con una certa fretta, visto che quella sera c’era in tv la serata finale del Festival di Sanremo e nessuno dei due aveva intenzione di perdere la trasmissione, essendo entrambi appassionati di musica e canzoni. L’amicizia si è via via rafforzata nel tempo, di paripasso alla stima reciproca, che ha portato in seguito a una costruttiva collaborazione lavorativa in campo artistico. Le qualità che ravviso in Emanuele, al di là degli inevitabili difetti caratteriali che ognuno di noi ha e che ci rende umani, sono soprattutto due: la poliedricità e l’umiltà. Pecoraro è una persona ricca di interessi e di curiosità, soprattutto per il mondo dell’arte e della cultura, ma resta sempre con i piedi per terra, evitando di strafare con atteggiamenti saccenti o intellettualmente arroganti. Sa “rubare” sapientemente con gli occhi il mestiere da chi ha più esperienza di lui, filtrando però con la sua sensibilità quello che di volta in volta impara e mettendo idealmente da parte. L’atteggiamento giusto per un buon “allievo”. Non è certo uno che scalpita per raggiungere i suoi traguardi, né sarebbe capace di sgomitare in modo scorretto, magari a danno di chi gli offre delle opportunità di crescita.Emanuele sa aspettare i tempi giusti e questo gli fa onore. Oggi che sono passati tanti anni dal nostro primo incontro posso tranquillamente definire Emanuele Pecoraro come giornalista, scrittore, regista cinematografico, esperto d’arte e tanto altro, grazie anche all’esperienza maturata con il Ministeroper i Beni e le Attività Culturali. Nel corso del tempo, un po’ alla volta, l’ho coinvolto come assistente in alcuni miei lavori, ad esempio nel film “Cattive inclinazioni” e poi nel cortometraggio “Taglia corto!”. Tanto per saggiarne l’effettiva predisposizione a far parte di un mondo tanto difficile e pieno di insidie come quello del cinema. Finchè l’ho ritenuto maturo di poter firmare un’opera tutta sua. Così gli ho prodotto un mini-film intitolato “Solitudini pericolose”, una storia inquietante di cannibalismo ai giorni nostri, che ha avuto grossi problemi con la censura, ricevendo in prima istanza il divieto di visione ai minori di anni diciotto per la cruda violenza di alcune scene. In compenso l’opera prima di Emanuele ha ricevuto molti premi prestigiosi. Due su tutti: la medaglia come migliore esordio dietro la macchina da presa alla importante manifestazione “Una vita per il Cinema” e l’Oscar dei Giovani nell’ambito del “Premio Personalità Europea” in Campidoglio.Dopo un inizio così incoraggiante, sono seguite subito per Emanuele altre regie, ancora sotto la mia supervisione. Due documentari, “La città d’acqua”, dedicato a Bagnaia, località d’arte nel viterbese, ricca di tradizioni storiche, e poi “28… ma non li dimostra”, una retrospettiva sulle pellicole realizzate grazie a finanziamenti pubblici, erogati alle produzioni in base a un discusso articolo della Legge Cinema del 1965. Anche questi lavori sono stati presentati in diverse rassegne, ricevendo sempresignificativi attestati di apprezzamento. In particolare mi piace ricordare in questa sede il riconoscimento ottenuto all’Ariano International Film Festival, edizione 2018. Proprio di recente ho dato una mano a Emanuele per un nuovo corto da lui diretto: “La goccia maledetta”, un noir tratto dal racconto letterario “La goccia”, scritto da Roberto Ricci, rielaborato dal sottoscritto con Lorenzo De Luca. Vorrei anche menzionare le regie che Emanuele ha fatto per me, in occasione della riedizione in home-video di alcuni miei film passati (“Strepitosamente… flop”, “Bugie rosse” e “Cattive inclinazioni”), occupandosi delle video-interviste da inserire tra i contenuti extra dei rispettivi dvd. Senza dimenticare il suo prezioso apporto al mio docufilm “I love… Marco Ferreri”, dedicato al grande regista scomparso de “La grande abbuffata” e di altri capolavori. Gli interventi di Pecoraro in quel contesto sono stati i più apprezzati da pubblico e critica, del resto aveva a sua volta pubblicato in precedenza un saggio sullo stesso argomento, dal titolo “Marco Ferreri, l’uomo contro”. Ora questo nuovo libro, per il quale sto scrivendo queste poche righe, quale attestato di stima e ammirazione. Emanuele Pecoraro non finisce mai di stupire!Onestamente credo che di gavetta ne abbia fatta abbastanza e, per quanto mi riguarda, sia ormai pronto per spiccare il volo nel campo della “settima arte”, affidandosi esclusivamente alle sue ali. Le premesse per arrivare molto in alto ci sono tutte. Del resto non è mica la prima volta che il “discepolo” supera il “maestro”. O no?