Gianni Nazzaro, cantante napoletano molto noto negli anni Settanta, si è affermato grosso modo nello stesso periodo del conterraneo Massimo Ranieri, condividendone il genere musicale melodico, il target di pubblico “per famiglie”, gli autori delle canzoni (Bigazzi, Savio, Pace), la casa discografica CGD.

Ed è stata forse proprio questa concorrenza “diretta” a frenarne in parte la carriera.

Nazzaro, infatti, pur godendo di grande popolarità, non è mai diventato un “superbig” come lo stesso Ranieri, Morandi o Celentano.

Come Reitano, la Berti e la Fratello, la sua fama è legata alla partecipazione alle principali gare canore dell’epoca più che alla vendita dei dischi.

Inoltre il suo personaggio, a livello di immagine, è stato probabilmente danneggiato dalla turbolenta vita sentimentale, che gli ha procurato una eccessiva presenza sui rotocalchi di gossip, a discapito, a lungo andare, della credibilità artistica.

Gianni ha iniziato a cantare verso la metà degli anni Sessanta, incidendo dischi per le bancarelle, in cui imitava, dietro pseudonimo, i colleghi più celebri nei brani di maggiore successo.

Poi il salto di qualità avvenne con la partecipazione al “Disco per l’estate 1968” con il brano “Solo noi”.

Il 1970, anno in cui debutta al Festival di Sanremo, in coppia con Marisa Sannia col brano finalista “L’amore è una colomba”, è anche l'anno in cui arriva secondo al “Cantagiro,” nel girone dei giovani, con “Maria Maria”.

E poi un'ascesa davvero promettente, in un crescendo di presenze a manifestazioni egualmente importanti. Dal “Festival di Napoli” dove vince con “Me chiamme ammore”in coppia con Peppino Di Capri a “Canzonissima” con “In fondo all’anima” e “Piovera”.

Nel 1971 torna a Sanremo, abbinato al compagno di scuderia Don Backy, con “Bianchi cristalli sereni”, poi in autunno di nuovo a Canzonissima con “Far l’amore con te” e “Miracolo d’amore”.

Questi due brani, contenuti nello stesso 45 giri, gli consentono di entrare per la prima volta nella “top ten” delle classifiche di vendita, così come il successivo singolo “Non voglio innamorarmi mai”, quinto classificato a “Sanremo 1972”, precedendo, nella graduatoria finale, artisti “storici” come Milva, Modugno e Dalla.

Ed è proprio nell’estate 1972 che Gianni Nazzaro raggiunge l'apice della fama: la vittoria al “Disco per l’Estate” con “Quanto è bella lei”, con cui ottiene anche il primo posto in Hit Parade. lo consegna alla storia della musica leggera italiana. Questa canzone, orecchiabile e “ruffiana” quanto basta, diventa per lui una specie di “biglietto da visita”e gli cuce addosso un clichet di “bravo ragazzo dal repertorio melenso” nel quale in un certo senso resterà imprigionato.

Seguono altre partecipazioni a varie rassegne: “Mostra di Venezia 1972” (“La nostra canzone”), “Canzonissima 1972” (Vino amaro”), “Disco per l’Estate 1973” (secondo classificato con “Il primo sogno proibito”), “Canzonissima 1973” (finalista con “Cuore di poeta”), “Sanremo 1974” (“A modo mio” scritta da Claudio Baglioni), “Disco per l’Estate 1974” (nuova vittoria con “Questo sì che è amore”, composta da Sandro Giacobbe), “Canzonissima 1974” (finalista con “Piccola mia piccola”,sempre di Giacobbe).

Negli anni a seguire continua a incidere dischi, ma la sua popolarità comincia un po’ alla volta ad affievolirsi, in concomitanza anche del minore impatto che le gare canore hanno sul pubblico e nonostante la sua partecipazione come showman a importanti varietà su Rai Uno come “La compagnia stabile della canzone” (1975) al fianco di Christian De Sica e “L’amico della notte” (1977) con Gigliola Cinquetti e il maestro Enrico Simonetti.

Dal 1978, scaduto il contratto con la CGD, incide per etichette discografiche che, non promuovendolo in modo adeguato, ne segnano lentamente il declino.

Da quel momento, dal punto di vista canoro, si ricordano solo due partecipazioni a Sanremo: nel 1983 con “Mi sono innamorato di mia moglie” (in quell'occasione indossava una storica giacca arancione ) e nel 1994 con “Una vecchia canzone italiana” (cantata in gruppo con Nilla Pizzi e Frate Cionfoli).

Un caso curioso avvenne nel 1987: Nazzaro aveva proposto alla Commissione selezionatrice del Festival il brano “Perdere l’amore”, che venne respinto, per essere poi ammesso l'anno successivo per l'interpretazione di Massimo Ranieri, che vinse addirittura la competizione! Ranieri si confermava ancora una volta, seppur involontariamente, la “bestia nera” di Nazzaro, come ai tempi della CGD!

Nel corso della sua comunque lunga carriera, Gianni, che è dotato di grandi capacità vocali, simpatia e presenza scenica, ha dimostrato notevole versatilità lavorando anche per il cinema, il teatro e la commedia musicale ed è ancora oggi, nonostante tutto, un nome molto amato dal grosso pubblico che non lo ha mai completamente dimenticato.

Tutto questo e molto di più nello spettacolo “Penso che un sogno così…” che ha debuttato a Roma giovedì 8 marzo al Teatro Greco , una fantasia musicale, come ama definirla lo stesso cantante, sulla storia di Gianni Nazzaro .

Lo spettacolo, diretto da Enzo Avolio e scritto dallo stesso in collaborazione con Daniela Del Moro ed Emanuele Giovannini , racconta la storia del noto cantante che ripercorre, come attraverso un sogno, tutti i segreti e le curiosità della sua vicenda personale, fatta di successi e delusioni, trionfi e amarezze, sia nella sfera professionale, che in quella privata.

Così viene rievocato, insieme ai suoi affetti più cari (il papà Erminio, la mamma Immacolata e la moglie Nada), il suo mito musicale, Domenico Modugno .

Originale è l'espediente tecnico a cui l'artista ricorre per sfogliare le pagine della sua vita: Memory, la sua memoria (magnificamente interpretata dalla showgirl Francesca Traversa che, nel corso della serata, si è anche esibita in una performance da brividi di “Più su” di Renato Zero ) gli viene in aiuto quando, sul palco, davanti a una platea immensa è confuso, non sa da dove iniziare. Superato l'incubo di non ricordare la propria parte, tutto scorre con estrema leggerezza, dai monologhi introduttivi e introspettivi alle esibizioni canore relative a molti brani di Mister Volare, ai balletti sapientemente realizzati con le coreografie di Fabrizio Mainini e le musiche dirette dal maestro Pinuccio Pirazzoli .

Le scene, essenziali e moderne di Franco Buzzanca , si avvalgono delle proiezioni di opere fotografiche di Giovanni Marinelli e di installazioni di Enrico Benetta , Hadeel Azeez ed Annalù ,mentre i costumi sono stati realizzati da Alessandra Saroli .

Una bellissima performance,dunque, applauditissima dai presenti, accorsi numerosi all’invito dell’efficientissimo press-agent Ennio Salomone .

Tra questi, Marina Occhiena , l’ex componente dei Ricchi e Poveri, molto elegante, accompagnata dall’agente cinematografico Andrea Lamia , la contessa Patrizia De Blank e l’attrice Nadia Bengala .