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L’improvviso e catastrofico terremoto che ha colpito l’Abruzzo la notte tra il 5 e 6 Aprile 2009 ha aperto il dibattito sulla prevedibilità o meno dei terremoti.
In questi giorni si è parlato molto del tecnico Giampaolo Giuliani che, tramite le analisi dei flussi del gas Radon aveva “previsto” l’imminenza di un fenomeno sismico significativo.
La comunità scientifica italiana, purtroppo, non solo non ha preso in considerazione l’ipotesi di Giuliani ma ha tacciato lo stesso di incompetenza denunciandolo infine per procurato allarme.
Ma chi ha ragione?
Nonostante la nostra facilità attuale nel determinare con precisione l’epicentro e l’intensità di un terremoto già avvenuto, rimane la difficoltà di effettuare previsioni dei terremoti.
Negli ultimi 30 anni una delle tecniche più promettenti per questa previsione consiste proprio nell’individuare variazioni nelle emissioni dal sottosuolo di sostanze idro-chimiche gassose; il gas Radon è l’elemento principale di riferimento.
E’ stato dimostrato infatti da ricercatori in tutto il mondo (cominciando coi Russi dopo il disastroso terremoto di Tashkent nel 1966), che le emissioni del Radon tendono ad aumentare durante le fasi preliminari di un terremoto quando si formano microfratture nelle rocce che permettono la fuoriuscita del gas.
Tali aumenti possono durare da settimane a mesi, arrivare a picchi elevati e infine crollare fino ai livelli minimi poco prima della fatturazione meccanica della roccia stessa (il terremoto).
Tali variazioni possono essere rilevate anche a 200 Km di distanza nei casi di forte attività sismica.
A dimostrazione della validità della suddetta tecnica preventiva, paesi a forte rischio sismico quali USA (California), Cina, Giappone, Portogallo, Grecia, Germania e Russia hanno adottato da anni una metodologia di controllo sperimentale basata sull’accoppiamento sismo/luni-solare/ionosferico delle emissioni Radon.
Un esempio include lo studio, fra il 1997 e il 2000, nell’arcipelago portoghese delle Azzorre, mediante la realizzazione di una rete di 12 stazioni sincrone di rilevamento nei pressi dell’aeroporto internazionale di Lajes quando si utilizzò questo tipo di tecnologia per il monitoraggio del vicino vulcano di Pico Alto.
In seguito, visti i buoni risultati, vennero installate altre stazioni, incluso alcune qui in Italia (Umbria).
I dati iniziali ottenuti dalle emanazioni del Radon, forniti da registrazioni multiple continue, vengono ripuliti dai disturbi meteorologici, geologici e geodinamici, dagli effetti delle maree luni-solari, e dalle radiazioni cosmiche da cui sono alterati e, osservando l’andamento delle emissioni ripulite, eventuali anomalie segnalano la presenza di elementi perturbatori nel sottosuolo (l’arrivo del sisma); a questo punto dovrebbe scattare l’allarme.
Lo studio nelle Azzorre venne illustrato in anteprima al congresso internazionale sui gas rari di Cuernavaca in Messico nel Settembre del 2001, mentre una prima applicazione in Italia venne riportata nella rivista Galileo del Dicembre 2003.
Altre applicazioni sperimentali di successo sono state presentate da ricercatori internazionali ad altre sessioni di congressi sui gas rari.
Sulla base delle numerose ricerche effettuate dai vari enti scientifici dei paesi esteri, possiamo affermare che una previsione dei sismi basata sui flussi del Radon è dunque possibile purché questi vengano registrati da stazioni multiple, e ripuliti da tutte le possibili interferenze.
Bisogna comunque sempre tener conto delle differenti dimensioni spazio-temporali passando dall’ambiente geologico a quello umano!
Deborah Ripa
Andrea Mantovano
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