Lettere al Direttore

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Alla cortese attenzione del direttore Antonello De Pierro.
Dopo lunghi mesi sofferti e travagliati sembra essersi conclusa un'esperienza singolare e, per certi versi, grottesca e "kafkiana", vissuta all'interno di una realt… scolastica del profondo Sud Italia, in un piccolo centro dell'interland avellinese.
E' la storia quasi surreale di una "metamorfosi", di una rinascita, di un riscatto, ossia del recupero e della riaffermazione della propria dignit…, umana e professionale, da parte di un gruppo di lavoratori della scuola.
E' la storia di uno stillicidio di abusi di potere, di angherie e di soprusi perpetrati da un piccolo "tiranno" ancorato alle vecchie e nuove strutture burocratiche del potere inteso ed esercitato come puro arbitrio personale.

Ebbene, io ritengo doveroso raccontare tale vicenda per informare anzitutto le altre realt… scolastiche e, nella fattispecie, gli altri colleghi, ed in generale per socializzare il patrimonio di valori, di conoscenze e di esperienze che Š stato accumulato nel corso di una vertenza che considero pi— unica che rara rispetto a tutto il territorio nazionale. L'unicit… di tale vertenza risiede soprattutto nella nascita e nella formazione di un gruppo alquanto numeroso di insegnanti "dissidenti" che ha preso coscienza dei propri diritti e delle proprie ragioni, riappropriandosi della pi— importante e preziosa tra le prerogative dell'essere umano, ossia la libert…, intesa anzitutto come libert… di partecipare alle decisioni che interessano il proprio destino e la propria esistenza, e che in questo caso investono essenzialmente la propria condizione lavorativa.

Questi sono i fatti pi— salienti della vicenda.

In data 30 Agosto 2005 il preside informa il Consiglio di Istituto di aver acquistato (non che sar… acquistato, usando dunque un verbo passato - questa Š gi… un'anomalia) un orologio marcatempo per la rilevazione digitale delle presenze dei lavoratori. Capziosamente, al fine di carpire la buona fede dei presenti, riferisce al presidente del Consiglio di Istituto e agli altri rappresentanti dei genitori che il corpo docente sarebbe favorevole all'impiego di tale strumento di controllo. E' assolutamente falso!
Il Collegio dei docenti non si Š mai riunito n‚ tantomeno si Š pronunciato su tale materia.
Oltretutto siamo ancora in vacanza, i colleghi prenderanno servizio il 1ø Settembre.

Il Consiglio di Istituto approva la delibera dell'acquisto, ritenendo veritiere le parole del preside.

Il 1ø Settembre 2005 si insedia e si riunisce il Collegio dei docenti per il nuovo anno scolastico.
Il clima sembra sereno, per molti Š ancora vacanziero. A sorpresa il preside informa il Collegio dei docenti che Š stato acquistato un orologio marcatempo per il controllo automatico delle presenze dei lavoratori della scuola.
La sala collegiale sembra essere invasa da un gelo improvviso ed anomalo, che contrasta con il clima ancora caldo dell'estate. Tuttavia, nessuno dei colleghi presenti chiede la parola per replicare o per ottenere ulteriori chiarimenti. Anch'io taccio (sbagliando in tale occasione) aspettando che qualcun altro intervenga. D'altronde ero appena rientrato nella sede di Sant'Angelo dei Lombardi, il preside era per me nuovo e sconosciuto, per cui mi trovavo ancora in una fase di studio e di ambientamento.

In un successivo Collegio dei docenti, svoltosi sempre nel mese di Settembre, chiedo la parola per esprimere il mio parere e per avere alcune risposte in merito alla questione dell'orologio marcatempo.
Il preside mi censura brutalmente e mi impedisce di parlare. Nessuno dei colleghi interviene in mia difesa, per cui mi accorgo che l'intero Collegio Š omologato e represso.
A quel punto mi limito ad una risposta ironica e beffarda: "Preside, la ringrazio per la libert… di parola che ci concede!". Qualche risatina e un p• di ilarit… si diffondono nella sala.
L'episodio si conclude qui, ma il confronto Š soltanto rinviato.

Trascorrono i giorni, le settimane, i mesi. Giungono le festivit… natalizie. Un p• tutti hanno sottovalutato la questione, ma soprattutto il dirigente e i suoi pi— stretti collaboratori sembrano sottovalutare le reazioni del sottoscritto e di una nutrita percentuale dei colleghi, come emerger… in seguito.
Intanto, nel mese di Novembre il dirigente e le R.S.U. si erano incontrati per negoziare e definire la contrattazione di Istituto.

Ne viene fuori un accordo vergognoso.

Dalla lettura del testo contrattuale risalta l'art. 18 che recita: "Il Dirigente informa la R.S.U. dell'Istituto che Š stato acquistato un rivelatore automatico delle presenze per meglio verificare l'orario di servizio dei lavoratori". Ancora una volta il verbo Š coniugato al passato, ma soprattutto si nota una voce verbale ben precisa, ossia "informa", cos come era gi… accaduto in sede di Consiglio di Istituto e di Collegio dei docenti.
Si desume che non c'Š stata alcuna seria trattativa, non si Š svolto alcun momento di confronto dialettico, di scambio negoziale, ma soprattutto non Š stato definito, approvato e sottoscritto alcun regolamento applicativo (obbligatorio in questi casi) che stabilisca le modalit… di impiego di tale strumento di rilevazione automatica.
C'Š stato solo e semplicemente un atto unilaterale, verticistico e burocratico di informazione da parte del preside, e di certo non Š questo il modo pi— giusto di condurre una contrattazione sindacale, da cui Š scaturito non a caso un testo inqualificabile, e non solo per quanto concerne la questione dell'orologio marcatempo.

Ovviamente in questa vicenda risultano assai rilevanti e determinanti le responsabilit… delle R.S.U. le quali, in buona o in mala fede, hanno letto, approvato e sottoscritto il documento, ma soprattutto non hanno ritenuto utile ed opportuno avviare una fase di consultazione democratica della base dei lavoratori.
A proposito delle R.S.U. sarebbe necessario riservare un paragrafetto a parte per spiegare meglio alcune irregolarit… riguardanti addirittura la legittimit… stessa della rappresentanza sindacale, in quanto le R.S.U. sarebbero dovute decadere gi… dal 1ø Settembre 2005 in seguito al trasferimento in altra sede di due dei tre rappresentanti sindacali regolarmente eletti a suo tempo, per cui si sarebbero dovute indire nuove elezioni, ma tutto ci• non Š accaduto.
Come si pu• facilmente intuire, in questa scuola si vive in uno stato di illegalit… diffusa e permanente, o quantomeno di assenza di regole certe, stabili e condivise.

Intanto, all'ingresso principale della scuola viene installato il famigerato apparecchio che sar… all'origine di gravi discordie...

Veniamo cos all'inizio del nuovo anno solare. Il 9 Gennaio 2006 riprendono le attivit… didattiche.
Con una circolare interna il preside comunica che dal giorno 16 dello stesso mese i lavoratori della scuola sono obbligati a ritirare il cartellino e a timbrare.
Un gruppo di docenti decide di stendere un documento per chiedere al dirigente di rinviare la data, per consentire un momento di confronto e di discussione collegiale che non Š mai stato concesso.
Il preside risponde picche, ossia che il Collegio dei docenti Š gi… stato informato e che tutti i passaggi compiuti sono stati corretti sotto il profilo normativo. Balle!
Anche se per un'assurda ipotesi il preside avesse seguito correttamente le procedure formalmente necessarie, i risultati sostanziali che ne sono derivati, sono talmente rovinosi da indurre a mettere in discussione l'intero iter.

Ecco gli effetti prodotti dalla decisione, arbitraria e autoritaria, del preside.

In data 21 Gennaio 2006 viene indetta un'assemblea sindacale dei lavoratori dell'Istituto Comprensivo di Sant'Angelo dei Lombardi, per affrontare l'argomento.
L'assemblea viene convocata dai rappresenanti provinciali di CGIL, CISL, UIL e SNALS.
Nel frattempo si Š dimessa la R.S.U. della CGIL.
Dall'assemblea emerge una vivace critica all'operato del preside e una diffusa contrariet… della base dei lavoratori rispetto all'impiego di tale strumento di controllo, che viene considerato un rito inutile (infatti il registro di classe attesta gi… la presenza del docente; inoltre, il principale deterrente per l'insegnante risiede nella responsabilit… penale rispetto agli alunni che sono minorenni), ipocrita (il docente non deve dimostrare di essere presente nell'Istituto, bens nella classe, dove Š chiamato a svolgere il proprio dovere che Š di tipo didattico-educativo, un ruolo che non Š assimilabile o equiparabile ad una funzione di natura aziendale, ossia ad una mansione manifatturiera o ad un impiego d'ufficio; inoltre, il compito dell'insegnante non si esaurisce nella classe e nell'orario di servizio, ma prosegue a casa, attraverso la correzione dei compiti, la preparazione delle lezioni, lo studio e l'autoaggiornamento professionale) e costoso (non solo sotto il profilo economico, ma anche per i costi prodotti in termini di stress psicologico ed emotivo, per le ripercussioni negative generate sul versante delle relazioni tra i docenti, nonch‚ per gli effetti destabilizzanti provocati sulla gestione della scuola, sull'andamento del lavoro nelle classi, eccetera).
Insomma, ci si interroga sull'effettiva utilit… e sull'efficacia di tale strumento di controllo e si risponde in modo decisamente negativo.
Sorvolo sugli altri elementi di analisi e di riflessione emersi durante l'assemblea. Al termine della quale si decide di stilare un documento da consegnare, tra gli altri destinatari, anche al MIUR, al Dirigente del C.S.A. di Avellino e al Direttore dell'Ufficio Scolastico della Regione Campania.

Nei giorni successivi all'assemblea sindacale vari colleghi decidono di restituire il cartellino e smettono di timbrare. Intanto un esiguo gruppo di "irriducibili" si era rifiutato sin dall'inizio di ritirare il cartellino, per cui non ha mai timbrato.
Il clima si innervosisce, la tensione cresce sensibilmente, gli animi non sono pi— sereni.
Il preside emana un ordine di servizio, poi reiterato, con il quale impone di ottemperare alle precedenti disposizioni. A questo punto le posizioni si irrigidiscono ulteriormente, il dialogo tra le parti Š completamente pregiudicato, in quanto era impossibile gi… prima, figurarsi ora!
Si inasprisce lo "scontro", la vertenza diventa lunga ed estenuante e si sposta sul terreno squisitamente burocratico-repressivo. Inevitabilmente si allarga il divario delle incomprensioni e degli equivoci.
Ha inizio una vera e propria "guerra psicologica" che mette a dura prova i nervi di tutti quanti.

A conti fatti i colleghi che non timbrano il cartellino sono 21 su 54: non sono pochi, anzi!

Intanto, da pi— parti si intraprendono iniziative di mediazione e di conciliazione, sia da parte dei sindacati provinciali, sia da parte del C.S.A di Avellino e persino dalla Direzione Scolastica Regionale, ma invano!
Il preside si ostina a ribadire le sue ragioni, si arrocca nel suo bunker, si affida ad un legale (un avvocato penalista), ricorre alla Procura della Repubblica come se in tale vicenda affiorassero fatti penalmente rilevanti. L'unica "infrazione" commessa dagli insegnanti "ribelli" Š la non ottemperanza ad un ordine di servizio, ed Š dunque un'infrazione di carattere amministrativo. Il codice penale non c'entra nulla.
E' evidente l'intento intimidatorio nell'utilizzo della Procura della Repubblica e del codice penale, agitati come spauracchi! Non a caso molti docenti cominciano ad intimidirsi, manifestando dubbi ed esitazioni.
Dall'ufficio della presidenza partono alcune "contestazioni d'addebito" e viene persino inflitta una sanzione.
Anche tali provvedimenti celano uno scopo intimidatorio, ma di fatto sono viziati sotto il profilo formale e procedurale, per cui si annullano da soli.

Ormai appare sempre pi— lontana e difficile un'equa e pacifica soluzione della controversia.

Un giorno (mi sembra il 23 Febbraio scorso) giunge la visita ispettiva disposta dall'Ufficio Scolastico Regionale, visita invocata con urgenza nel documento redatto e sottoscritto dai rappresentanti sindacali provinciali e consegnato personalmente al Dirigente Regionale.
Sembra che gli Ispettori non siano favorevolmente colpiti dalla situazione che si trovano a valutare, anzi appaiono impressionati in modo molto negativo, soprattutto a causa del pesante clima ambientale e della rigidit… che caratterizza la posizione del preside.

Nel frattempo i due pi— stretti collaboratori del preside avevano gi… rassegnato le dimissioni.
Alcuni giorni dopo il preside si mette in aspettativa per motivi di salute.

E' un segnale di resa del preside? Di certo si tratta di una soluzione quantomeno "pilatesca".
Dal C.S.A. di Avellino perviene una nomina coatta che obbliga la vicaria a ritirare le proprie dimissioni e ad accettare il nuovo incarico direttivo.
Qualche giorno dopo segue il ritiro delle dimissioni da parte anche dell'altro collaboratore.

Veniamo all'epilogo parziale e temporaneo della vicenda.

Al termine del Collegio dei docenti del 7 Marzo scorso la collaboratrice vicaria, subentrata al posto del preside, comunica la "sospensione" dell'uso dell'orologio marcatempo, in attesa di decisioni provenienti dagli organi superiori.
Il 10 Marzo scorso si Š svolta un'altra assemblea sindacale con i rappresentanti provinciali i quali, interpretando in modo ottimistico e trionfalistico gli ultimi avvenimenti, hanno evidenziato l'esito positivo della vertenza.

Per quanto ci riguarda la "vittoria" conseguita Š soltanto parziale. Adesso si apre una nuova fase...

Una prima, immediata valutazione degli eventi Š la seguente: l'esito raggiunto non deve indurre a facili e sciocchi trionfalismi, n‚ al contrario ad un eccessivo pessimismo.
Si pu• essere in parte appagati dai risultati effettivamente conseguiti. La vittoria appare evidente nell'oggettivit… dei fatti, non Š dunque una "vittoria di Pirro".
Tuttavia, si tratta di un successo parziale, che a mio avviso ha bisogno di essere formalmente sancito e documentato sul versante normativo, attraverso una sentenza autorevole che attesti e riconosca la illegittimit… dell'uso del suddetto orologio marcatempo, cos da fornire un preciso punto di riferimento giurisprudenziale per evitare che altrove si possa ripetere quanto si Š verificato nella nostra scuola.

Per concludere occorre precisare che la questione dell'orologio marcatempo e la dura vertenza sindacale che ne Š scaturita, costituiscono soltanto la punta dell'iceberg di una complessa e controversa realt…, nella quale si intrecciano profonde ed aspre contraddizioni legate ad un'errata e distorta concezione dell'autonomia scolastica, che invece dovrebbe essere intesa ed applicata in base allo spirito pi— autentico della legge, ossia in termini di partecipazione e coinvolgimento diretto ed effettivo di tutte le soggettivit… presenti ed operanti all'interno e all'esterno della scuola, quindi come estensione della base politico-decisionale.

Lucio Garofalo



Alla cortese attenzione del direttore Antonello De Pierro.
Durante il XX secolo si sono registrati due periodi storici molto caldi: il primo, all?inizio del secolo, fu causato da fenomeni naturali; il secondo, a partire dal 1960 ad oggi, Š invece determinato dal cosiddetto ?effetto serra?.

Tale fenomeno scaturisce dall?accumulo dei ?gas-serra? nell?atmosfera, tra i quali il pi— nocivo Š costituito dall?anidride carbonica. Tale gas, che in percentuali tollerabili Š sempre stato presente nell?ambiente naturale e nell?atmosfera terrestre, Š ormai prodotto in dosi notevoli e non pi— compatibili con l?ecosistema planetario, ed Š emesso soprattutto dagli scarichi industriali, dalle automobili e dalla combustione delle foreste.

Il Protocollo d?intesa di Kyoto (in Giappone) Š stato elaborato dall?O.N.U. nel 1997 ed impone un taglio alle emissioni dei ?gas-serra?, ed Š stato recentemente ratificato nonostante l?opposizione dell?amministrazione statunitense. La Conferenza mondiale dell?Aia sui mutamenti avvenuti nel clima terrestre, si concluse nel 2000 senza portare ad un accordo utile sulle procedure da seguire per attuare quanto era stato deciso nel vertice internazionale di Kyoto.

Il fallimento della Conferenza dell?Aia, e il naufragio dell?intesa raggiunta a Kyoto, nel ?97, sotto l?egida delle Nazioni Unite, recano una precisa responsabilit… politica e storica, che va ascritta al governo degli Stati Uniti, al suo atteggiamento arrogante, irresponsabile, egemonico e (una volta si sarebbe detto) imperialista.

Gli U.S.A., da soli, producono circa un quarto del totale delle emissioni di ?gas-serra? presenti nell?atmosfera terrestre, vale a dire la stessa quantit… prodotta dall?Africa, dalla Cina e dal Giappone messi assieme.

Pertanto, il diniego di applicare la riduzione di emissioni di gas inquinanti, cos come previsto dal Protocollo del 1997 - che pure Š una misura insufficiente e tardiva, ma comunque Š gi… qualcosa -, risponde ad una strategia geo-politica di segno neoliberistico, unilateralistico ed egoistico, che fa capo all?amministrazione nordamericana guidata da Bush junior il quale, tra l?altro, aveva promesso, durante la sua prima campagna elettorale, di rispettare e attuare gli accordi sanciti a Kyoto.

Oggi, la posizione del governo statunitense Š largamente invisa e sgradita nel mondo (anche per altre ragioni, connesse alla guerra nel Golfo Persico), e risulta inaccettata e inaccettabile per un cittadino nordamericano su due.

Tale linea, assolutistica, irrazionale e intransigente, fa degli Stati Uniti d?America una ?superpotenza? puramente militaristica, sempre meno amata e rispettata nel mondo.

A tale proposito baster… ricordare la chiara intenzione di espandere, da parte del governo Bush, all?intero continente americano, da Nord a Sud, dal Canada all?Argentina, il cartello tra Canada - U.S.A. - Messico sul mercato e sul commercio unico, senza alcuna frontiera o barriera per le merci e i capitali, ma solo per le idee e le persone umane.

Fino a pochi anni or sono, la posizione cubana si evidenziava come l?unica eccezione al disegno egemonico-espansionistico statunitense; oggi, invece, l?area del dissenso e dell?antagonismo si Š estesa all?intero continente americano, da Nord a Sud, e trova nel Brasile di Lula, nel Venezuela di Chavez e negli altri leaders del ?nuovo socialismo? i suoi principali punti di riferimento sul piano geo-politico, economico e culturale.



Lucio Garofalo

Alla cortese attenzione del direttore Antonello De Pierro.
Il problema delle tossicodipendenze non Š una questione di ordine pubblico, bench‚ come tale venga considerata, rinunciando ad un?analisi razionale del fenomeno, per abdicare a favore dell?azione poliziesca e invocare una crescente militarizzazione del territorio. Tale scelta politica, non solo non ha mai eliminato o dissuaso determinati atteggiamenti ritenuti ?devianti?, ma li ha ulteriormente aggravati. E? indubbio che alcune sostanze, come le cosiddette ?droghe pesanti?, siano letali, per cui chi ne abusa rischia la morte; ma Š altrettanto certo che la pericolosit… di simili droghe, in quanto proibite, anzi proprio perch‚ proibite, venga notevolmente amplificata.

Del resto, qualsiasi comportamento sociale che produca effetti nocivi per la salute psicofisica delle persone (si pensi anche all?abuso di superalcolici, al consumo eccessivo di nicotina o all?assunzione abituale di psicofarmaci), nella misura in cui venga ridotto ad oggetto di ordine pubblico, perch‚ vietato penalmente, potrebbe far salire la tensione sociale, degenerando in atti criminali condannati alla clandestinit… e alla disapprovazione sociale e determinando una crescente spirale di violenza.

Il problema delle tossicodipendenze non si pu• pi— fronteggiare usando la forza pubblica, o attuando progetti di segregazione sociale, come avviene in alcune ?comunit…?. Al contrario si deve prendere coscienza della reale natura del problema, dissimulata sotto una veste deformata dalle reazioni pi— irrazionali messe in moto dal sistema vigente. Bisogna rendersi conto della pericolosit… sociale delle risposte alienanti e repressive scatenate dal regime proibizionista, ormai fallito.

Pertanto, sgombrando il campo da ogni luogo comune - come la tesi che equipara le ?droghe leggere? a quelle ?pesanti?- , il problema delle tossicodipendenze appare per quello che in effetti Š: una questione di carattere socio-culturale ed educativo, da un lato, ed una grave emergenza sanitaria, dall?altro. Pertanto, credo che si debba perseguire una duplice finalit…:

- avviare una campagna di sensibilizzazione, di prevenzione e controinformazione politica, per abbattere lo stato di ignoranza che genera pregiudizi, paure ed eccessi di allarmismo sociale;

- intraprendere una serie di azioni per mettere il territorio in condizione di fronteggiare l?emergenza sanitaria, che presuppone quantomeno l?esistenza di un presidio di pronto intervento, il che comporta un rilancio della sanit… pubblica di fronte al degrado esistente.

Questo articolo non prescrive alcuna soluzione, ma si propone di suscitare un serio dibattito a partire dall?innegabile realt… del disagio giovanile, che richiede nuovi e pi— incisivi strumenti di indagine e di prassi politico-sociale, finora mai concepiti, e tantomeno messi in opera.

La questione del disagio giovanile Š da tempo oggetto di un?ampia rassegna di studi, di analisi e ricerche, e malgrado ci• non si conoscono ancora risposte efficaci, mentre l?universo giovanile continua a manifestare aspre contraddizioni, a cominciare dall?emergenza di nuove forme di tossicodipendenza e devianza troppo spesso sottovalutate.

Preciso subito che, rispetto al tema del disagio esistenziale dei giovani si dovrebbero tener presenti alcune nozioni che non sono affatto ovvie n‚ superflue. E? noto che il fenomeno del ?disagio? o, per meglio dire, della ?disobbedienza?, della ?trasgressione?, costituisce una caratteristica fisiologica, ineludibile ed inscindibile, dell?esistenza giovanile, in modo specifico della fase adolescenziale.

Infatti, gli psicologi fanno riferimento alla tappa evolutiva della pubert…, descrivendola come ?et… della disobbedienza?, in quanto momento assai importante e delicato per lo sviluppo psicologico e caratteriale dell?individuo in giovane et…, ossia del soggetto in fase di crescita e cambiamento, non solo sotto il profilo fisico-motorio e dimensionale, ma anche sul piano mentale, affettivo e morale. Proprio attraverso un atto di rifiuto e negazione dell?autorit… incarnata dall?adulto, l?adolescente compie un gesto di autoaffermazione individuale, per raggiungere un crescente grado di autonomia della propria personalit… di fronte al mondo esterno. Senza tale processo di crisi e negazione, di rigetto e disobbedienza, vissuto in genere dal soggetto adolescenziale, non potrebbe attuarsi pienamente lo sviluppo di una personalit… autonoma, libera e matura, non potrebbe cioŠ formarsi la coscienza dell?adulto, del libero cittadino. In tal senso, il disagio acquista un valore indubbiamente prezioso, altamente positivo, di segno liberatorio e creativo, nella misura in cui l?elemento critico concorre a promuovere un?intelligenza cosciente ed autonoma, ossia una mente capace di formulare giudizi e convinzioni proprie, originali e coerenti, requisito fondamentale per acquisire uno stato di effettiva cittadinanza che non sia sancito solo formalmente sulla carta della nostra Costituzione.

Ebbene, a mio modesto avviso, tale processo di maturazione e di emancipazione non si conclude mai, nel senso che una personalit… veramente libera, duttile e creativa, Š sempre pronta a reagire, a ribellarsi, a disobbedire, per salvaguardare la propria dignit…, la propria libert…, la propria vitalit….

Al contrario, credo fermamente che ci si debba preoccupare dell?assenza, non solo nell?adolescente ma nell?essere umano in genere, di un simile atteggiamento e stato d?animo, di ansia liberatoria, di desiderio di riscatto e di autoaffermazione, di capacit… di rivolta e disobbedienza, un complesso di sentimenti e di attitudini che suscitano sicuramente motivi di disagio e di crisi, ma sono comunque necessari per una continua maturazione della persona. Mancando tali dinamiche psicologico-esistenziali ci sarebbe da allarmarsi, in quanto non avremmo formato una personalit… autonoma, cosciente, matura, ma solo un individuo passivo e succube, un conformista, un gregario, un servo.

Quando, invece, il disagio pu• determinare una situazione davvero inquietante e preoccupante?

Secondo me, quando il disagio non viene rielaborato in chiave critica e creativa, dunque in funzione liberatoria, ma degenera in un malessere devastante, quando produce una condizione esistenziale estremamente alienante e patologica, se non addirittura criminale.

Ebbene, la tossicodipendenza (intesa in senso lato, anche come alcool-dipendenza) costituisce una delle manifestazioni patologiche, devianti e autodistruttive, che sono la conseguenza di un disagio che non Š stato superato in modo cosciente, inducendo comportamenti di auto-emarginazione, di rifiuto nichilistico verso la societ…, di chiusura egoistica del soggetto in crisi.



Lucio Garofalo

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