Per chi suona...Campanella
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Dopo il grande successo di “Città a mano armata” e “Il Canaro della Magliana”, Antonio Del Greco e Massimo Lugli sono tornati in tutti gli store con un nuovo formidabile noir intitolato “Quelli cattivi” (Roma non vuole padroni).
Antonio Del Greco è stato uno degli investigatori più famosi della Questura romana, essendosi occupato di clamorosi casi di cronaca nera come il delitto di via Poma o la clamorosa cattura del criminale Johnny Lo Zingaro. Attualmente è il direttore operativo dell’Agenzia Italpol. Massimo Lugli è stato per molti anni uno dei cronisti di punta del quotidiano La Repubblica. Da un po’ di tempo è nato tra i due un sodalizio letterario molto interessante che ha già dato alla luce dei romanzi gialli piuttosto forti, che sembrano quasi sceneggiature cinematografiche. L’ultimo in ordine di tempo, già da un po’ nelle librerie, si intitola “Quelli cattivi” ed è particolarmente intrigante.
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La brava scrittrice, fondatrice con alcune colleghe del noto magazine “Upside Down”, nel quale si occupa di recensioni filmiche e letterarie, ha da poco pubblicato 12 volumi dedicati ciascuno a un segno zodiacale. Un lavoro del tutto particolare e fuori dagli schemi rispetto ad altre opere dello stesso genere.
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Si annuncia un nuovo grande evento al Museo degli Sport di Combattimento presso il Centro Olimpico Matteo Pellicone al Lido di Ostia. Si tratta d una Mostra d’arte dal titolo "La Musica: forme e colori" che sarà inaugurata il 15 ottobre alle 16,30. Presente ancora una volta l’Artista Roberta Gulotta, pittrice e scultrice, con le splendide opere “Vita et Musica” (Tempera acrilica su tela rotonda dorata e inserti in rilievo, dimensioni , Ø 100), “Clarinets and Bubbles” (Tempera acrilica su tela rettangolare dimensioni cm 120 x 80) e "In musica poetica" (Tempera acrilica su tela rotonda dorata e inserti in rilievo, dimensioni , Ø 100).
Commenta Roberta Gulotta: “La musica ci accompagna nel quotidiano e nelle emozioni, toccando corde sottili, infatti chi non ricorda un determinato brano reso importante perché legato ad un preciso momento della nostra vita? Difficile descrivere la sonorità se non ascoltandola, ma l'artista può cercare attraverso le immagini di rappresentarne il movimento e la vibrazione attraverso "forme e colori" come del resto il titolo della rassegna stessa”. Appuntamento dal 15 ottobre in Via Dei Sandolini 79, Lido di Ostia.
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Il 19 settembre, distribuito in Italia dalla Mediterranea Productions, arriverà al cinema l’opera prima di Jason Flemyng, acclamato attore britannico che esordisce dietro la macchina da presa con un thriller soprannaturale pieno d’azione e dark humour: Eat local – A cena coi vampiri. Il film, scritto da Danny King, è la perfetta sintesi tra le storiche pellicole di John Carpenter e di Neil Jordan, risultando un cross-over pieno di risate e schizzi di liquido rosso.
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Il documentario “Boia, maschere e segreti: l’horror italiano negli anni sessanta”, diretto da Steve Della Casa, presentato al Lido nella Selezione Ufficiale, ha il merito di riportare alla luce un filone cinematografico molto prolifico negli anni d’oro del cinema italiano, che prendeva spunto dalla letteratura gotica. Pellicole all’epoca della loro realizzazione catalogate come “b-movie” ed oggi considerate dei veri e propri “cult” dai cinefili più esigenti.
Mario Bava, Riccardo Freda e Camillo Mastrocinque sono tra gli autori più significativi cui si deve un genere che ha portato il cinema italiano quasi a competere con quello americano, supplendo alla scarsità di mezzi con la professionalità e la fantasia creativa. Prodotti artigianali realizzati in modo sapiente, in grado di calamitare nelle sale cinematografiche un gran numero di spettatori, spesso ingannati da pseudonimi stranieri attribuiti nei crediti ai realizzatori, per conferire una parvenza di internazionalità. Una cinematografia in piena espansione, assetata di metaforico sangue, come i vampiri che ne erano protagonisti, e nella quale l’immagine diventa protagonista, prima ancora dei personaggi. Tra gli altri ne parlano, nel documentario di Della Casa, tre grandi nomi della critica francese come Fréderic Bonnaud, Jean Gili e Jean-François Rauger, oltre che i successivi nostri “maestri della paura" Pupi Avati e Dario Argento.
Una fotografia molto “tagliata” con sapiente contrasto tra luci e ombre, zoom spericolati, prospettive impossibili, effetti grand guiugnol e sesso, tanto sesso: questa la ricetta base, cui aggiungere di volta in volta ulteriori ingredienti peculiari. C’è da sottolineare infatti che, con l’alibi delle atmosfere fantastiche, surreali e oniriche, quei film consentivano ai rispettivi registi la libertà di mostrare nudità, accenni all’omosessualità e a perversioni come necrofilia e sadomasochismo. A tal proposito, spesso venivano addirittura confezionati due master differenti: uno, più castigato, per il mercato italiano e un altro, decisamente più spinto, per il resto del mondo. “Boia, maschere e segreti” analizza il genere horror focalizzando la sua attenzione negli anni sessanta, considerando che dal 1968 in poi il giallo italiano cambierà completamente formula, ancorandosi alla contemporaneità e a un maggiore realismo. Quelle opere restano comunque pietre miliari della nostra cinematografia. Lo stesso Argento arriva a confessare di essersi ispirato per il suo primo film “L’uccello dalle piume di cristallo”, per le atmosfere e per alcuni effetti visivi, a “Sei donne per l’assassino” di Mario Bava. Il lavoro di Steve Della Casa, oltre a stimolare riflessioni sociologiche, culturali e di costume, e a suggerire delle considerazioni su come sia cambiato il sistema produttivo e distributivo della “settima arte”, ha il merito di rievocare le figure fondamentali di attori come l’affascinante Barbara Steele e gli inquietanti Boris Karloff e Christopher Lee, icone assolute, passate alla storia del terrore cinematografico. Produce Augustus Color e distribuisce Compass Film.